lunedì, febbraio 08, 2010

Ideologi: 76. Benny Morris ovvero la storiografia del regime sionista


Naturalmente, non contestiamo a Benny Morris le sue posizioni ed i suoi concetti. Dopo aver sperimentato sulla nostra pelle l’intolleranza, sarebbe curioso che rendessimo agli altri ciò che hanno fatto a noi. Appunto perché crediamo nella libertà di pensiero, ci sta a cuore soprattutto la libertà di chi la pensa diversamente da noi. Rispetto all’episodio di recente denunciato, distinguiamo tuttavia fra la vera e propria intollerenza che significa censura, impedimento di parlare e semplice contestazione, alla quale ognuno di noi può andare incontro. Anche la contestazione in quanto dissenso è qualcosa che si può fare ad altri e che chi ne è oggetto deve saper accettare. Ho nella mia biblioteca diversi libri di Benny Morris, sono anche usciti sulla stampa italiana diversi suoi articoli, che non mi erano piaciuto, mi sono proposto di “fare i conti” con lui e con la sua opera storiografica. Per un primo giudizio rinvio a ciò che di lui dice Ilan Pappe in “La pulizia etnica della Palestina”. Trattandosi, indubbiamente, di autore di non poco conto, questa scheda richiederà non poco impegno. Ma iniziamo un lavoro di analisi, che svolgeremo con il tempo, secondo una metodologia ormai sperimentata ed all’interno di un disegno complessivo di analisi dell’ideologia sionista, responsabile di un genocidio del popolo palestinesi, la cui datazione si puà far cominciare con il 1882, anno del primo insediamente sionista, e nella sua fase esecutiva ad incominciare dal 1949. Lo “scontro di civiltà”, se davvero Morris si adagia su questo schema, è davvero una pericoloso caduta per uno storico che intenda mantenere la dignità del suo status.

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Vers. 1.1 - 28.2.10
Sommario: 1. Benny Morris contestato. – 2. Dove l’«assurdità e l’ipocrisia»? –

1. Benny Morris contestato. – Andando al link si trova un articolo di Battistini che riferisce di una contestazione che Morris avrebbe subito in Gran Bretagna. Pur dissociandomi e condannando il fatto in quanto rubricabile sotto la testatina “violenza” o “intolleranza”, non posso non pensare alla legge ebraica del taglione. Non posso non pensare a quanto è stata fatto a Ilan Pappe, prima nella stessa Israele, in ultimo a Monaco di Baviera, dove la locale comunità ebraica è uscita allo scoperto per impedire all’ebreo Pappe di poter parlare, allo stesso modo in cui al padre di Pappe nella Germania degli anni ’30 era stato pure impedito di parlare. Senza parlare delle leggi liberticide che esistono in 13 paesi europeo e che sono una specifica produzione dell’attività lobbistica delle comunità ebraiche. Non si gridi perciò allo scandalo se qualche torto è stato fatto a Benny Morris, quando la parte cui Morris serve ha fatto infinitamente di più e di peggio. Quanto alla titolazione degli agenti sionisti di IC si può subito liquidarne le sciocchezze osservando che la categoria di “islamofascismo” ha di gran lunga minore fondamento di quanto il sionismo non possa essere assimilato al nazismo, come in molti fanno paragonando i misfatti attribuiti ad un movimento che è esistito appena dodici rispetto ai crimini secolari del sionismo. Il problema dei “profughi” – come si legge – è da Morris in realtà più occultato che non rivelato. Si rinvia qui alle critiche di Pappe a Morris. Vi è poco da discutere: la presenza degli Ebrei in palestina dal 1882 in poi si spiega semplicemente sotto la categoria della conquista coloniale, della violenza, dell’appropriazione di terra altrui, della pulizia etnica e del genocidio. Basta conoscere elementi minimali per formulare questo genere di giudizi. Un librone che ho davanti a me di Morris mi ha infastidito non dalla prima sua pagina, ma da primo suo rigo. Ne ho dovuto interrompere la lettura, ma per scrupolo filologico berrò l’amaro calice fino in fondo. Con il tempo. La notizia data da Battistini, dopo vari articoli dello stesso Morris uscito sul “Corriere della Sera”, mi suona come una sorte di nemesi. Giusto la “Israel Society” poteva fornigli una tribuna! Ma il lobbismo sembra non passi più incontestato. Grazie a Battistini per avermo dato il nome di Ben White e della sua “Guida all’apartheid di Israele”. Non ne sapevo nulla e credo possa essere una lettura profittevole. Fa ridere l’espressione “pregiudizio anti+israeliano” quando il governo israeliano si sottrae alla richiesta dell’ONu di fornire un’inchiesta indipendente sui crimini ultimi di “Piombo Fuso”: la classica goccia che fa trabbocare il vaso. L’antisemitismo ed i numerosi casi segnalati? Spesso si tratta di scritte sui muri, magari dei cessi pubblici! Se si dovesse applicare lo stesso criterio alla restante letteratura parietale, nessuno ne sarebbe risparmiato. Ma al riguardo non si redigono Report. Non esiste una corrispondente ADL con 70 milioni annui di bilancio per fabbricare fandonie. Sull’«antisemitismo» presunto e “inventato” ci campano. Il paragone con il Congo per distogliere l’attenzione da Gaza offre un’immagine veritiera dell’ideologo sionista Benny Morris.

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2. Dove l’«assurdità e l’ipocrisia»? – Se Benny Morris anziché uno storico fosse di mestiere un chirurgo, noi potremmo credere che, operando, non ammazzerebbe deliberatamente un palestinese che gli capitasse sotto i ferri solo perché magari è un palestinese di Hamas. Esiste una deontologia che si suppone ogni medico rispettrebbe o dovrebbe risettare. Ma trattandosi di uno storico che parla di “diritto di difesa” per quelli che storicamente sono degri aggressori occupanti, ci si pongono interrogativi sui suoi libri di storia. In effetti, io non ho potuto andare avanti non dico oltre la ptima pagina, ma addirittura oltre il primo rigo di un suo libro, che devo però leggere per intero, se voglio criticarlo. Cosa che intendo certo fare, anche se non subito, avendo maggiori impegni e interessi. In questo articolo è possibile cogliere le coordinate dell’ideologo sionista Benny Morris. La cosa non ci scandalizza. Ci basta sapere con chi abbiamo a che fare quando si parla di lui come il padre dei “nuovi storici”, quasi avesse inventato lui la penicellina o addirittura l’alfabeto. Ed a “ridacchiare” qui siamo noi. Sarebbe cosa lunga spiegare il perché sotto il profilo di una deontologia che esiste anche nelle discipline umanistiche. Nessun dubbio dovrebbe esserci che un assassinio è un assassinio: in questo caso freddo e premeditato più di quanto potesse esserlo. In spregio ad ogni principio di diritto e di umanità. Assassinio da sicari. Perfino Sarko, grande amico di Israele è costretto a dire: «assassinio che nessuno può giustificare», ma che Benny giustifica. E poi si lamentano con Ariel Taoff, a sproposito, per un’inesistente “accusa del sangue”, quando nel sangue ci sguazzano tutti i giorni, da quando nel 1948 Israele venne al mondo, cioè ottene il riconoscimento diplomatico degli stati e fu annoverato fra gli stati.

Se un vigile ti sorprende e ti fa la multa mentre passi con il rosso, poco serve obiettargli: “così fan tutti”. Intanto, io ho colto te in fallo. Lo storico del Mossad – altro suo libro nella mia biblioteca da dover leggere – difende la sua mostruosa creatura. È incredibile la pretesa all’illegalità e all’impunità per Israele che «ovviamente, non può utilizzare i propri passaporti per operare nei Paesi arabi». Poveretti! Magari gli presto il mio di passaporto, tanto non lo uso mai. Suppone che altri provino “ammirazione” per l’operato del Mossad. Anche la distorsione morale, dunque, in Benny Morris. A Morris che parla di «Occidente» dobbiamo consigliare la lettura del palestinese Edward Said perché possa capire la scarsa consistenza dei concetti di Occidente ed Oriente che fanno il paio con quelli di destra e di sinistra. E dunque il nostro sarebbe un Occidente dove staremmo insieme io e lui? Il Mossad saremmo «noi»? Il Mossad è la nostra identità? Una simile infame genia di assassini, veri discendenti di Caino? Non andiamo oltre. È troppo leggere di simili assurdità concettuali e disordini morali.