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GAETANO MOSCA
Torino, dicembre del 1922.
Testo online. |
Elementi di Scienza Politica.
Seconda edizione
con una seconda parte inedita.
Seconda edizione
con una seconda parte inedita.
Torino, Fratelli Bocca, 1923.
francesi - inglesi - tedeschi - spagnoli
Internet Archive: Gaetano Mosca. |
§ 2.
Prefazione.
Testo: Prefazione. |
Il volume che ora viene alla luce consta di due parti: la prima è la seconda edizione degli Elementi di Scienza politica, che furono pubblicati alla fine del 1895; la seconda è completamente nuova e fu pensata e scritta negli ultimi due o tre anni.
Essendo infatti da un pezzo esaurita la prima edizione del lavoro sulla Scienza politica, pubblicato quasi trenta anni fa, diventava necessario farne una nuova; ma intanto erano mutati i tempi, nuovi avvenimenti erano maturati ed essi mi fornivano nuovi dati dei quali dovevo tener conto, anche perchè modificavano sensibilmente alcuni dei modi di vedere ai quali mi ero conformato quando scrivevo la prima parte del lavoro. Né devo nascondere al lettore che a ciò hanno contribuito quelle variazioni che avvengono nel carattere e nella mentalità di qualunque uomo, finché l’uno e l’altra, con l’età molto avanzata, non si cristallizzano in una forma definitiva.
Date queste mie condizioni intellettuali e morali, o dovevo rifare la prima parte dell’opera o dovevo scriverne un’altra, che perfettamente corrispondesse alla mia odierna maniera di pensare. Ho scelto quest’ultima soluzione, aggiungendo alla prima parte del lavoro solo le poche note che sono segnate con un asterisco, anche perchè tenevo a mantenere integra l’interpretazione che molti anni fa avevo dato ad alcuni importanti probleml politici, interpretazione che fatti recentissimi hanno oggi confermato.
Ma, tanto nella prima che nella seconda parte del presente lavoro, mi sono sforzato di mantenermi fedele al metodo che, fin da quando ancora giovanissimo scrivevo la Teorica dei governi, ho adottato e che poi ho cercato sempre di praticare apportandovi tutti i miglioramenti di cui ero capace. Da moltissimi anni sono convinto che l’unico sistema possibile col quale l’uomo può fino ad un certo punto dominare le proprie passioni e migliorare le proprie sorti consiste nello studio della psicologia umana individuale e collettiva. Fin da un’epoca molto remota la saggezza ellenica avea giudicato che la maniera più efficace che avea l’uomo per elevare il proprio carattere e moderare gli effetti di alcuni suoi istinti consistesse nella conoscenza di se stesso. È quindi spiegabile se ho creduto e credo fermamente che un simile metodo possa applicarsi con uguali risultati allo studio della psicologia collettiva. Esso anzi fu già ad essa applicato più di ventidue secoli fa, nell’epoca cioè nella quale il grande Aristotile scriveva la sua Politica, e ben altri risultati potrebbe dare oggi quando, mercè il progresso degli studi storici, geografici e statistici, conosciamo tanta parte del passato e del presente dell’umanità. Aggiungerò che l’esempio dell’Economia politica la quale, studiando collo stesso sistema i fenomeni economici, ha potuto sicuramente mettere in evidenza alcune delle leggi che li regolano, mi ha oltremodo confortato a persistere nella via che da un pezzo avevo scelto.
Naturalmente non mi nascondo le grandi difficoltà che presenta l’uso del metodo che ho rapidamente accennato, fra le quali occupa uno dei primi posti la quantità di cognizioni esatte che esso richiede su tutto quanto è accaduto ed accade nelle società che hanno una storia; nè io mi lusingo di averle tutte superate. Quindi posso soltanto affermare che ho fatto del mio meglio, fiducioso che, se la civiltà umana saprà superare la procella che oggi la minaccia, la modesta opera mia potrà essere da altri continuata e perfezionata e che potranno essere a poco a poco colmate tutte le grandi lacune che essa oggi presenta.
Dirò, per ultimo, che mi sono sforzato di comprimere tutte quelle passioni e quei sentimenti che potevano annebbiare la visione obiettiva dei fatti sui quali dovevo fondare le mie conclusioni. Riconosco che la completa riuscita di questo sforzo esigerebbe che l’uomo non fosse più tale, ma credo di aver fatto tutto ciò che, mercè la buona fede e la buoha volontà, si poteva in questo senso ottenere. Prossimo a chiudere la mia carriera scientifica, ho fermamente voluto esporre, senza odi, senza collera, senza entusiasmi, colla serenità che solo l’età avanzata può dare, tutto quanto lo studio degli avvenimenti e del carattere umano aveva potuto insegnarmi.
Ma, tanto nella prima che nella seconda parte del presente lavoro, mi sono sforzato di mantenermi fedele al metodo che, fin da quando ancora giovanissimo scrivevo la Teorica dei governi, ho adottato e che poi ho cercato sempre di praticare apportandovi tutti i miglioramenti di cui ero capace. Da moltissimi anni sono convinto che l’unico sistema possibile col quale l’uomo può fino ad un certo punto dominare le proprie passioni e migliorare le proprie sorti consiste nello studio della psicologia umana individuale e collettiva. Fin da un’epoca molto remota la saggezza ellenica avea giudicato che la maniera più efficace che avea l’uomo per elevare il proprio carattere e moderare gli effetti di alcuni suoi istinti consistesse nella conoscenza di se stesso. È quindi spiegabile se ho creduto e credo fermamente che un simile metodo possa applicarsi con uguali risultati allo studio della psicologia collettiva. Esso anzi fu già ad essa applicato più di ventidue secoli fa, nell’epoca cioè nella quale il grande Aristotile scriveva la sua Politica, e ben altri risultati potrebbe dare oggi quando, mercè il progresso degli studi storici, geografici e statistici, conosciamo tanta parte del passato e del presente dell’umanità. Aggiungerò che l’esempio dell’Economia politica la quale, studiando collo stesso sistema i fenomeni economici, ha potuto sicuramente mettere in evidenza alcune delle leggi che li regolano, mi ha oltremodo confortato a persistere nella via che da un pezzo avevo scelto.
Naturalmente non mi nascondo le grandi difficoltà che presenta l’uso del metodo che ho rapidamente accennato, fra le quali occupa uno dei primi posti la quantità di cognizioni esatte che esso richiede su tutto quanto è accaduto ed accade nelle società che hanno una storia; nè io mi lusingo di averle tutte superate. Quindi posso soltanto affermare che ho fatto del mio meglio, fiducioso che, se la civiltà umana saprà superare la procella che oggi la minaccia, la modesta opera mia potrà essere da altri continuata e perfezionata e che potranno essere a poco a poco colmate tutte le grandi lacune che essa oggi presenta.
Dirò, per ultimo, che mi sono sforzato di comprimere tutte quelle passioni e quei sentimenti che potevano annebbiare la visione obiettiva dei fatti sui quali dovevo fondare le mie conclusioni. Riconosco che la completa riuscita di questo sforzo esigerebbe che l’uomo non fosse più tale, ma credo di aver fatto tutto ciò che, mercè la buona fede e la buoha volontà, si poteva in questo senso ottenere. Prossimo a chiudere la mia carriera scientifica, ho fermamente voluto esporre, senza odi, senza collera, senza entusiasmi, colla serenità che solo l’età avanzata può dare, tutto quanto lo studio degli avvenimenti e del carattere umano aveva potuto insegnarmi.
Torino, dicembre del 1922.
Gaetano Mosca.
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