lunedì, aprile 02, 2007

Papi: Damaso I (366-383)

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La storia del papato non è una storia della santità. Da quando la comunità originariamente religiosa si trasforma in un luogo del potere vi si manifestano tutti i fenomeni tipici. Trovo che si discosti da una corretta metodologia ogni storiografia che affronti la storia della chiesa sotto l’influenza di categorie religiose o sia pervasa da intenti apologetici. Credo che la maggior parte della storiografia esistente sia di questo tipo. È perciò inutile. Con Damaso I si vede già con piena evidenza la natura degli uomini che nel tempo hanno aspirato al soglio detto di Pietro. Il suo pontificato durò dal 1° ottobre 366 all'11 dicembre 383. Suo predecessore fu papa Liberio e suo successore papa Siricio. Si noti che il termine papa non è originario. Non so se all’epoca di Damaso era giò in uso questo appellativo. La fonte più importante su Damaso è forse un passo di Ammiano Marcellino, che così narra le circostanze della sua elezione, mai contestata nella sua legittimità:

«L’ardore di Damaso e Ursino per occupare la sede vescovile superava qualsiasi ambizione umana. Finirono per affrontarsi come due partiti politici, arrivando allo scontro armato, con morti e feriti; il prefetto, non essendo in grado di impedire i disordini, preferì non intervenire. Ebbe la meglio Damaso, dopo molti scontri; nella basilica di Sicinnio, dove i cristiani erano riuniti, si contarono 137 morti e dovette passare molto tempo prima che si calmassero gli animi. Non c’è da stupirsi, se si considera lo splendore della città di Roma, che un premio tanto ambito accendesse l'ambizione di uomini maliziosi, determinando lotte feroci e ostinate. Infatti, una volta raggiunto quel posto, si gode in santa pace una fortuna garantita dalle donazioni delle matrone, si va in giro su di un cocchio elegantemente vestiti e si partecipa a banchetti con un lusso superiore a quello imperiale».
Questo stinco di santo si distinse – leggo – nella difesa dell’ortodossia cattolica e nella lotta contro due forme di eresia: l’apollinarismo e il macedonianismo (pneumatochia). Cerchiamo di capire cosa fossero queste due eresie. L’apollinarismo non ha niente a che fare con il dio Apolo, ma è da ricondurre alla dottrina o alle posizioni di Apollinare di Teodicea vissuto circa il 310-390, cioè ai tempi di Teodosio (379-395), che lo condanno con un’ordinanza imperiale del 388. Siamo ancora in un periodo in cui vero ed autentico capo della chiesa è l’Imperatore, che ha sue proprie esigenze di politica ecclesiastica. Muovendo dalla tripartizione platonica, Apollinare sostiene che Cristo non aveva un’anima come gli altri uomini e non accettava la piena ed intera umanità del Cristo. Il macedonianismo prende invece il nome da Macedonio di Costantinopoli, morto verso il 362. La pneumatochia, ricondotta Macedonio e per questo detta anche con termine equivalente macedonianismo, significa ostilità allo Spirito Santo. Gli aderenti a questa concezione credevano che lo Spirito Santo fosse una creatura di Dio, superiore agli angeli, ma non consustanziale al Padre e al Figlio. Nella difficile coabitazione della Trinità lo Spirito Santo era reso da taluni subordinato alle figure del Padre e del Figlio. Questa posizione fu condannata al Concilio di Costantinopoli nel 381: è eretica perché condannata, ma non è meno assurda di ogni altra teoria ortodossa. Le posizioni assunte e decise conciliarmente condizionano gli sviluppi dottrinali successivi: questa la ratio. Per trovare spiegazioni specifica bisogna risalire al preciso contesto storico, se mai possibile allo stato delle fonti e se proprio ne vale la pena.




Links:
1. Wikipedia.

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