giovedì, novembre 16, 2006

Stalin attacca la Finlandia il 30 novembre del 1939

Assai succinta la Briciola che ho ricevuto:
---
Il 30 novembre 1939 Stalin attacca la Finlandia
con le truppe sovietiche.
---------

Me ne riservo studio ulteriore in un contesto più ampio di approfondimento delle vicende che hanno preceduto e accompagnato la seconda guerra mondiale. E' mia impressione che la "guerra ideologica", volta a dare una ben precisa interpretazione dell'accaduto, sia continuato fino ai giorni nostri. Forse è arrivato il tempo di toglierci dalla testa ciò che ci è stato insegnato a scuola.

mercoledì, novembre 15, 2006

Nascita degli Stati indipendenti della Siria e del Libano

Altra Briciola che mi riservo di approfondire:
----
Il 3 gennaio 1944 la Siria ed il Libano  ottengono
l'indipendenza, riconosciuta dalla Francia che per
oltre venti anni ne aveva retto il protettorato.
....

Momenti di storia islamica

Ricevo quest'altra Briciola che mi riservo di approfondire:
----------------------------------------------
Il 24 gennaio dell'anno 661 Ali, cugino di Maometto, 
ed anche genero avendone  sposato  la figlia Fatima, 
viene assassinato dai suoi oppositori. La sua  morte
sarà all'origine del più grave scisma che  mai abbia
conosciuto la religione islamica  e  che ancora oggi
divide gli Sciti dai Sunniti.
-------------------------------------------

giovedì, novembre 09, 2006

Machiavelli processato

Ricevo per il 7 novembre questa "briciola" che mi riservo di approfondire e sviluppare:
------------------------
Il 7 novembre 1512 inizia il processo contro Niccolò Machiavelli, accusato di aver partecipato ad un complotto "repubblicano" contro la casa de' Medici. Il processo si concluderà dopo tre giorni con la privazione dell'ufficio e la condanna ad un anno di confino. Tuttavia il "segretario fiorentino" nel marzo 1513, in seguito alla elezione a Papa di Giovanni de' Medici - Leone X -, verrà amnistiato.
-----------------

martedì, novembre 07, 2006

Passato e presente: problemi di interpretazione della storia

Ero studente di liceo al Visconti in Roma, quanto sentivo il mio professore di storia e filosofia citare Benedetto Croce a proposito del modo di ricostruire e interpretare la storia del passato. Si parte da un'esigenza del presente – così egli spiegava – e si ricostruisce il passato interpretandolo. La spiegazione mi sembrava ovvia e convincente. Provai a ripeterla all'università nei seminari tenuti da Armando Saitta, di cui per due anni ero stato fedelissimo discepolo o almeno studente, se i due termini non possono e debbono automaticamente equipararsi. Come studente mi andò più che bene sostenendo un ottimo esame. Ma non è di questo che voglio qui parlare, se non per esprimere un grato ricordo del Maestro.

E' invece interessante riportare la reazione di Armando Saitta alla mia citazione, presa non direttamente da Benedetto Croce, ma attraverso il ricordo dell'insegnamento liceale. Saitta disse che era assolutamente sbagliato quel modo di intendere la storia, ossia è come ricerca o metodo storico e come interpretazione. Ma anche Carl Schmitt ebbe a citare Benedetto Croce allo stesso riguardo e condividendone le conclusioni. Nel 1929, il 12 ottobre, in Barcellona, egli teneva la sua relazione su "L'epoca delle neutralizzazioni e delle spoliticizzazioni. Ad un certo punto dice testualmente: «Il fatto che ogni conoscenza storica è conoscenza del presente, che essa riceva dal presente la sua luce e la sua intensità e che nel senso più profondo serve solo al presente, perché ogni spirito è solo spirito presente, ce lo hanno detto a partire da Hegel in molti e nel modo migliore Benedetto Croce». Se può passare che un professore universitario possa correggere un professore di liceo, pure molto bravo come io ritengo tuttora quel mio primo insegnante liceale di storia e filosofia, pare arduo dirimere la divergenza quando dall'altra parte si trova un autore sommo come Carl Schmitt. Di Benedetto Croce non sono mai riuscito a diventare un entusiasta estimatore, anche se mi sono affaticato su non pochi suoi libri.

Tutto è interpretazione e direi che si possa conciliare anche l'apparente divergenza fra opinioni contrastanti. E come? A me sembra indubitabile che l'interprete non si trovi egli stesso fuori del tempo e dello spazio o più precisamente immerso in un determinato contesto culturale, linguistico, religioso, sociale, politico. E come non esserne influenzato? Intanto, se scrivo di storia, scrivo in una lingua determinata. La conoscenza di una lingua piuttosto di un'altra condiziona non poco nell'uso delle fonti. E simili. Ma tolto ciò non si può e non si deve ammettere che l'inevitabile ed anche lecitamente ammissibile condizionamento del presente debba significare una deliberata e cosciente falsificazione del passato calando in esso tesi preconcette del presente. Per cui se il presente è improntato al razzismo tutta la storia passata deve diventare una storia della razza, se è invece si tratta di un presente antinazista fondato sulla resistenza e sulle ideologie di comodo del secondo dopoguerra la stessa storia deve essere in modo compatibile con i governi in carica.

Ritengo che il giusto metodo sia quello di indagare il passato, facendo tutto il possibile per liberarsi dai pregiudizi del presente ed accettando perfino di essere corretti dalle cose passate nel giudizio del presente. Il passato può dunque diventare una confutazione e sconfessione del presente. La sua conoscenza può esserci di aiuto per venir fuori da situazioni concettuali assurde che i mezzi di condizionamento mentale di cui dispongono i governi possono farci apparire come plaubisibili. Del resto sarebbe inutile lo studio del passato se tutto ciò che possiamo scoprire in esso è già contenuto nel presente. Gli uomini di ogni generazione hanno i loro segreti che spesso muoiono insieme con chi li custodisce gelosamente. Questi segreti a volte (non sempre) vengono fuori in modo imprevisto e casuale. I posteri possono venire a sapere cose che i contemporanei non conoscevano. Insomma penso che a ben interpretare il problema avessero ragione tutti quanti: il professore di liceo, il professore universitario e Carl Schmitt che cita Hegel e Croce. Tutto sta a non venir meno all'onestà scientifica e al rispetto una Verità che è certamente pluralitas ma è anche troppo spesso retoricamente e dogmaticamente invocata.

Del resto, lo stesso Schmitt distingue per le epoche passate differenti ambiti concettuali che costituivano il modo di pensare delle generazioni dell'epoca e quindi il modo in cui essi si formavano i giudizi anche rispetto all'interpretazione del passato, a ciò che per loro aveva importanza o non ne aveva affatto. Ammette Schmitt implicitamente che nel ricostruire noi il passato dobbiamo anche cercare di entrare nella testa della gente del passato. Nella Teologia Politica IIª egli rileva come in epoca bizantina si verificassero addirittura moti di piazza per questioni oggi per noi astrusamente teologiche. Eppure allora ci scappava il morto. Se tuttavia noi abbiamo interesse a capire quegli eventi passati l'interesse è di oggi ma la chiave di lettura occorre trovarla nel passato stesso. La porta può essere aperta solo con la chiave che gli è propria. La si può anche sfondare, ma non è la stessa cosa che aprirla. Possiamo distinguere uno storico buono da quello cattivo a seconda che faccia uso della giusta chiave di lettura del passato o che lo violenti sfondando la porta del tempo.

lunedì, novembre 06, 2006

La data di nascita dell'Islam

Riporto di seguito un'altra "briciola", cui mi riservo di aggiungere qualche riflessione.

----------------------------------------------------
Il 19 gennaio 570 nasce a La Mecca Maometto, profeta
dell’Islam, autore del Corano. La traduzione di date
dal calendario lunare arabo al nostro solare è questione
opinabile: pertanto è facile ritrovare altre date oltre
a questa riportata.
-----------------

Carlo Magno il massacratore santificato

Ho scritto in diversi luoghi che le supposte "radici cristiane" dell'Europa affondano nel sangue e nella violenza. Riporto qui di seguito un "briciola" di storia giuntami il 28 gennaio scorso. Me ne riservo l'approfondimento e lo sviluppo in altro momento.

--------------------------------------------
Il 28 Gennaio 814 Carlomagno re dei Franchi, primo
imperatore romano germanico (800-814), muore. Aveva
71 anni. Fu fatto santo da Pasquale III antipapa di
Alessandro III che lo mantenne eppoi confermato da
Gregorio IX, forse, tra le altre cose, per aver
ordinato lo sterminio di parecchie migliaia di
Sassoni per non essersi voluti convertire. Carlo
Magno sancì la pena di morte per 14 reati: 10 di
essi erano trasgressioni a norme cristiane.
(notizia tratta dal calendario laico)
-----------------------------

Le bugie che vengono dall'America

La guerra nel Vietnam ha infiammato le generazioni europee del dopoguerra. Innumerevoli manifestazioni di piazza sono state inscenate nel nome del Vietnam, che poi finalmente divenuto libero si è dimostrato un regime liberticida, deludendo quanti avevano manifestato per la libertà del Vietnam. Questo e chissà quanti altri innumerevoli episodi storici hanno una loro verità consegnata agli atti che formano poi la nostra cosiddetta memoria storica. A scavare nel passato, avendone gli strumenti, chissà quante verità si potrebbero ribaltare, reinterpretare e riscrivere. Gli storici sono i giornalisti del passato e non è detto che siano sempre migliori degli odierni giornalisti, che spesso si trasformano loro stessi in storici, passando di grado. Il discorso è lungo e qui può essere solo abbozzato.

Intanto voglio qui inserire un dato grezzo, che ricavo da una Mailing List di cronologia storica, esattamente "Briciole di storia". Ricevo quotidianamente un promemoria relativo ad un fatto storico connesso alla data del giorno. La storia è una serie infinita di fatti. Molti di questi fatti non ci dicono nulla, non parlano alla nostra riflessione, non evocano nulla alla nostra sensibilità. Almeno in un primo tempo. Può anche darsi che dando una personale interpretazione ad ogni fatto, allora ogni cosa del passato riesca ancora a parlare al punto da ritornare un presente di appena ieri. Filosoficamente si potrebbe qui citare la teoria nietzschena dell'eterno ritorno. Ma non voglio qui ed ora addentrarmi in una faccenda complessa. Molto più semplicemente riporto al notizia ricevuta, riservandomi in seguito su questo stesso post di lavorarci sopra. E così farò per altre "briciole di storia" che riceverò dagli Amici del gruppo di discussione Yahoo, al quale sono iscritto da parecchio tempo senza attiva partecipazione.
----
Da:: "misfara"
Data:: Gio 3 Ago 2006 9:04 pm
Oggetto:: 4 agosto 1964
I cacciatorpedinieri statunitensi USS Maddox e USS C. Turner Joy
vengono "attaccati" nel Golfo del Tonchino e in risposta gli aerei
della Ticonderoga affondano due, forse tre imbarcazioni nord-
vietnamite.
Il linguista e filosofo Noam Chomsky ha sempre sostenuto che il
coinvolgimento militare attivo degli USA in realtà iniziò nel 1962,
e che l'incidente del 4 agosto fu una messa in scena, costruita
dall'amministrazione Johnson per far sì che gli USA potessero
dimostrare, per il beneficio dell'opinione pubblica americana, che
il Vietnam del Nord fosse ritenuto responsabile dell'inizio delle
ostilità.
Le informazioni ottenute ben dopo i fatti indicano che in realtà
"non ci fu nessun attacco nordvietnamita" quella notte! Lo stesso
generale McNamara, allora Segretario della Difesa, ha riconosciuto
che si trattò di una plateale messinscena.
-----

mercoledì, maggio 03, 2006

L'imperialismo americano visto nel 1932: passato e presente.

Mi sono proposto come criterio redazionale di non infarcire i miei blogs con citazioni. Ed ho rispettato abbastanza questa regola di autodisciplina. Tuttavia, mentre sto rileggendo le bozze di un libro di Carl Schmitt, la cui pubblicazione sto ritardando oltre misura, non posso trattenermi dal mettere in rete la seguente citazione, sulla quale possono farsi molte riflessioni, che in effetti ci proponiamo di fare. Già nel 1932, cioè prima della presa del potere da parte del nazismo, Schmitt individuava la natura dell'imperialismo americano, che fin dai suoi esordi si era caratterizzato per il suo contenuto sfacciatamente economico: gli affari, le materie prime, i soldi. Dicono oggi gli americani che passano per strada: il denaro e il denaro si trattasse pure di un centesimo. Questa la religione, vera autentica e profonda dei nostri tempi. Una religione a cui soggiacciono le stesse chiese ufficiali, con in testa il Vaticano, che in Italia ha la sua base storica, il suo tempio, dal quale fa escursioni sul resto del mondo. L'otto per mille e gli infinti privilegi economici di cui gode la chiesa cattolica ne fanno un esponente di quell'imperialismo economico a cui certo Schmitt, cattolico dichiarato, non aveva probabilmente pensato. Ma ecco la citazione di Carl Schmitt:

«L'imperialismo degli Stati Uniti d'America soprattutto passa nell'odierno modo di esprimersi e di pensare come l'imperialismo più moderno, e propriamente perché esso è soprattutto un imperialismo economico e sembra distinguersi da tutte le altre specie, in particolare da ogni imperialismo militare. L'economico vi si trova in primo piano al punto che talvolta è perfino adoperato per negare assolutamente l'esistenza stessa di un imperialismo, contrapponendo economia e politica sulla base di un'antitesi tradizionale del XIX secolo e indicando l'economico come qualcosa di essenzialmente impoliticio e il politico come qualcosa di essenzialmente 'non' economico».

Schmitt diceva ciò in una conferenza del 1932 in Könisberg, oggi Kaliningrad. Allora l'imperialismo americamo poteva essere notò per la guerra cubano-spagnola-americana o per l'intervento nella prima guerra mondiale. Oggi il carattere "militare" di quello che a Schmitt poteva ancora apparire, sia pure con riserva mentale, come solamente economico, è alquanto evidente. Non c'è angolo della terra che non ospiti una base americana, dove non vige altra legge che quella americana. Nessuna persona di comune buon senso può oggi prestare credito alle dichiarazioni pubbliche dei governanti, che mentono spesso sapendo di mentire e di restare impuniti nel caso in cui vengano scoperti come mendaci. Nessuno può credere a degli USA difensori del modno libero e della democrazia, quando non rifuggono con le dittature più bieche purché ciò risponda ai lor interessi. Diventa arduo spiegare come una volta siano stati alleati di Saddam quando questi faceva guerra all'Iran e poi gli facciano guerra per abbatterlo dal potere ed insediarvi una democrazia fabbricata su misura e nata come prodotto di importazione. Molte sono ancora le considerazioni che possono farsi semplicemente facendo un confronto fra passato e presente.

lunedì, aprile 24, 2006

Santa Alleanza (1815) e Dottrina Monroe (1823). L'America contro l'unificazione europea.

Si può studiare e far studiare la storia senza capire e senza far capire nulla a chi è costretta a studiarla secondo un'interpretazione determinata al posto di un'altra possibile. Ogni Scolaro delle scuole dell'obbligo credo in qualsiasi paese d'Europa ha certamente appreso qualcosa sulla Santa Alleanza che dal 1815 aveva istituito una sorta di alleanza europea, sia pure con precisi intenti di conservazione dello status quo e in un'ottica antiroluzionaria. Capita meno spesso di pensare alla famosa Dottrina Monroe del 1823 come ad una risposta americana ad ogni ipotesi di unificazione politica europea con tutto l'enorme peso geopolitico che già allora poteva comportare. Di questa associazione di idee devo ringraziare Carl Schmitt che così scriveva nel 1928:

«Il destino della Santa Alleanza, dell'unico sistema generale europeo degli ultimi secoli, mostra meglio di ogni costruzione quali difficoltà politiche si oppongono ad un'unificazione europea. Infatti, non appena si affacciò un simile sistema europeo, subito apparve dall'altro lato anche il controraggruppamento. La dottrina Monroe proclamata nell'anno 1823 dagli Stati Uniti (con l'approvazione dell'Inghilterra) si rivolgeva proprio contro questa Santa Alleanza e contrapponeva al tentativo di una federazione europea il continente americano unitario, prima ancora che questo continente fosse completamente colonizzato e popolato. Un'unificazione politica dell'Europa sarebbe dal punto di vista della politica mondiale un evento inaudito».

Dire storia significa dire interpretazione dei fatti. Il controllo sull'educazione e sul pensiero si esercita attraverso il controllo sull'interpretazione dei fatti o dei principi morali ovvero dell'idea stessa di Verità: da qui l'alleanza di trono e altare, di Chiesa e Stato, da qui l'odierna l'ostilità in Italia contro il cosiddetto laicismo ed in Europa contro il cosiddetto revisionismo storico. Da qui anche il livore verso un pensatore come Carl Schmitt che costringe a vedere nei nei termini brutale l'odierna miseria politica dell'Europa e la sudditanza verso gli USA che hanno costruito il loro impero nel corso dell'Ottocento in opposizione all'Europa (dottrina Monroe), sono intervenuti nella prima guerra mondiale dando un primo colpo di grazia al sistema degli stati europei tenuti sotto controllo attraverso la Società delle Nazioni, hanno quindi dato il colpo di grazia finale all'Europa con la seconda guerra mondiale e per tenere in scacco il mondo intero hanno dato vita all'ONU, che da un punto di vista concettuale non è cosa diversa dalla Società delle Nazioni, da Carl Schmitt analizzata nella sua natura e negli scopi reali già durante gli anni venti del secolo appena trascorso.

domenica, marzo 12, 2006

Storia dell'«Olocausto»

Versione 1.1

Il migliore libro sull'argomento pare essere quello di Klaus P. Fischer: Storia dell'Olocausto. Dalle origini della giudeofobia tedesca alla soluzione finale nazista, edito in traduzione italiana da Newton & Compton nel 2000. Il titolo originale del libro è indicato come: "The History of an Obsession" - Non condivido la tendenza degli editori a discostarsi dai titoli originali, per cercare l'effetto. Sul termine “Olocausto” avrei delle riserve, ma ormai è stato codificato e mi trovo anche io costretto ad usarlo. Che sia il «miglior libro» lo si legge nell’ultima pagina di copertina, riportando il giudizio di Jeffrey Burton Russel, professore di Storia e studi religiosi nella Univerity of California, Santa Barbara. Io in effetti avrei bisogno di un libro definitivo sull’argomento. Tuttavia, mentre mi accingo alla lettura del grosso volume, un fatto mi sorprende e poco mi convince. Come forse ognuno di noi, mi sono formato alcune idee sul tragico argomento. A fronte della storia di 12 anni del nazismo il fenomeno dell'antisemitismo, o come si preferisce chiamarlo (giudeofobia in Fischer, antiebraismo altrove), è antico di millenni. Una data che tutti conosciamo è il 70 dopo Cristo, quando fu distrutto il tempio di Gerusalemme ad opera dei Romani. Forse anche prima di quella data gli Ebrei erano invisi ai popoli orientali. Forse la pretesa che un solo dio fosse il vero dio (monoteismo) era un atto implicito di ostilità nei confronti delle popolazioni politeiste che potevano sentirsi offese nei loro valori religiosi, oggettivamente svalutati ed irrisi in quanto i loro dei erano per definizione "falsi e bugiardi". Il monoteismo conoscerà poi la versione cristiana e musulmana. Le religioni monoteiste faranno piazza pulita delle religioni politeiste ogni volta che ne avranno la possibilità, anche se gli dèi antichi non muoiono mai del tutto, lasciando qualche traccia del loro passaggio nello spirito umano. Le religioni monoteiste avendone i mezzi ed il potere sono portate a distruggersi reciprocamente. Secondo me è qui che Fischer dovrebbe scavare per trovare una spiegazione razionale allo sterminio degli ebrei in epoca moderna. I passaggi e le sedimentazioni metafisiche sono complesse, ma non riesco ad immaginare una spiegazione più persuasiva. Inoltre, costituisce a mio avviso una forzatura estrapolare lo sterminio dal più ampio contesto storico delle vicende che dal modo iniquo in cui si chiuse la prima guerra mondiale condussero e prepararono alla seconda guerra mondiale.

In questi giorni un pensiero irriverente si forma nella mia mente circa il significato concreto del termine evangelizzazione, a seguito delle emozioni suscitate dall'assassinio del sacerdote cattolico che in Turchia faceva appunto opera di evangelizzazione. A scanso di equivoci, pronuncio qui la più ferma e netta condanna per l'assassinio e l'assassino. Ma cosa significa evangelizzazione? Annunciare il Vangelo chiaramente. Lo sappiamo e siamo abituati a percepire il fenomeno come legittimo, salvifico, altruistico, santificante, benemerito. Ma dove ed a chi e come e perché occorre portare la Buona Novella? Ed è avvenuto nel tempo ciò sempre alla stessa maniera? Possibile che un dio onnipotente ed unica non sia capace di rivelarsi da solo, ma abbia bisogno di un supporto umano, la cui autenticità può essere messa in dubbio. La religiosità è un fenomeno che accompagna tutta la storia umana: lasciamo perdere l'ateismo che ignoro cosa sia storicamente e concretamente. Forse un qualcosa assimilabile alla religiosità è presente perfino nelle bestie, se ad esempio il timore del fuoco può essere immaginato come un timore di Dio che colpisce anche l'uomo ogni volta che si trova davanti ad un fatto prodigioso di cui non sa dare spiegazione razionale. Ma non allargiamoci troppo. Mi chiedo e vi chiedo: Cosa succede quando si ha alla propria mercé un territorio con le genti che vi abitano e che si trovano ormai in nostro completo potere. Ne facciamo quel che vogliamo. Per i motivi anzidetti anche queste genti avranno una loro religiosità. Una religione monoteista come potrà resistere nell'imporre la propria religiosità alle genti sottomesse? Un dominatore di religione politeista potrà essere più facilmente portato ad essere tolleranza, o meglio non avrà nessun interesse specifico ad estirpare ogni traccia della vecchia religione per imporre la propria. Gli basterà mettere l'altare dei suoi dei accanto a quelli del luogo. La religione romana, se ben ricordo, era strettamente radicata nel territorio dell'Urbe e le era intrinsecamente estranea qualsiasi esigenza di espansionismo ovvero di evangelizzazione pagana.

Tornando al libro di Fischer (ancora da leggere) mi sembra strano che voglia imputare ai tedeschi la loro "giudeofobia" fin dalla notte dei tempi, un migliaio di anni prima, quando le nazioni europee come noi le conosciamo erano ancora di là da venire. Ammetto che l'antisemitismo (termine che preferisco a giudeofobia) abbia un suo nucleo forte nel cristianesimo senza il quale forse non avremmo avuto probabilmente nessuna forma di antisemitismo, neppure quella nazista. Di primo acchitto mi sembra che l'antisemitismo dei secoli precedenti non abbia specifiche appartenenze nazionali. Se poi lo si vuol addossare tutto ai cattivi tedeschi il libro di Fischer mi sembra sospetto e strumentale. Ma non credo che Fischer voglia giungere a queste conclusioni. Ed in effetto, trovo scritto a p. 15: « I vari tentativi di genocidio perpetrati nel corso della storia smentiscono questa tesi di una malattia tedesca ». L'allusione è alla tesi della unicità dell'Olocausto, che renderebbe i tedeschi di conseguenza pure "unici". Colgo occasione per dire che trovo questa argomentazione tanto oziosa quanto strumentale. A rigore, tutto è unico ed incomparabile. Dipende dalla capacità di astrazione della nostra mente il trovare caratteristiche comparabili ed altre differenziali. Ma pretendere che i tedeschi, sia pure nazisti, siano dei marziani mi sembra francamente inconcepibile e invece facilmente comprensile la finalità politica strumentale insita nella tesi della unicità.

Questa non è una recensione, ma si tratta solo di rapide annotazioni che prendo nel corso di una rapida lettura del libro, soffermandomi su un punto o sull'altro. Non ho pregiudizi di sorta ed intendo trarre il massimo profitto possibile dalla lettura di Fischer. Mi dispiace però e trovo fuori tema la pagina 481, dove Fischer parla della nuova destra francese associata al nome di Alain de Benoist e cita un'unica volta Carl Schmitt: «...gli Etatisten, che seguono il filosofo conservatore Carl Schmitt nell'invocare un forte Stato nazionalista». Mi pare una superficialità gratuita che Fischer avrebbe potuto risparmiarsi se il suo intento era di dare una spiegazione storica di un fatto che si esaurisce nel 1945. Si può mal giudicare un libro non avendo sempre il tempo e la pazienza per leggerlo in ogni sua pagina e in ogni sua riga. Sono però sufficienti poche righe e poche pagine per indisporre il lettore o al contrario per indurlo ad una lettura più intensa e perfino a continue riletture. Mi pare di notare un certo pathos nelle pagine di Fischer. Orbene, io non ho bisogno di leggere il suo libro per fremere di sdegno davanti agli orrori della seconda guerra mondiale, ma ho bisogno di capire intimamente ciò che è successo: questo mi aspetto da un libro costato anni di lavoro. Fischer avrà pure scritto il "miglior libro" sul macabro argomento, ma non mi pare che sia né Tucidide né Tacito. I fatti nudi e crudi sono poi tali che pur restando per tutti gli stessi se ne possono dare interpretazioni disparate e contrapposte. Appartenendo ad una generazione che neppure era nata all'epoca degli eventi io non mi riconosco in una letteratura colpevolista e colpevolizzante: uno storico non usare queste categorie. Io ho un'eguale compassione per la vittima e per il suo carnefice e forse anche di più per il carnefice che non per la sua vittima senza con ciò che intenda cancellare la sua responsabilità penale e storica.

Questo è un Blog che si può correggere, cancellare, rivedere. Non è un libro stampato dove la verità è accertata una volta per tutte senza possibilità di rivederla. Questa è una scheda di lavoro disponibile a chiunque: un laboratorio aperto. Forse siamo agli inizi di un nuovo modo di comunicare. Il libro stampato che richiede un lavoro quasi militare e concentrato nel tempo è pure esso come una forma di monoteismo. A me piace il politeismo e se proprio devo dichiarare un'appartenenza religiosa mi professo politeista: adoro gli alberi, i fiumi, il mare, il cielo, il Sole. Di ciò si può sorridere, ma quando leggo a p. 37, dove Fischer tenta una ricostruzione storica dell'antisemitismo di matrice cristiana, che: «Le restrizioni legali contro gli Ebrei cominciarono quando lo Stato divenne cristiano » si sorvola sul fatto che dette restrizioni gravarono in modo più pesante ed esiziale sull'antico paganesimo di cui non rimase traccia e la cui estirpazione violenta non suscita un'eguale emotività. Insomma, ognuno ha i suoi morti da piangere e non possiamo sostenere che alcuni morti siano da piangere più degli altri: è saggio e pietoso avere rispetto dei morti degli altri piangendo i propri. Il risentimento è una brutta bestia che prepara nuovi lutti.