LA PRIMA GUERRA ARABO-ISRAELIANA
E LE SUE CONSEGUENZE
E LE SUE CONSEGUENZE
Mi baso sul libro di Massimo Campanini, Storia del Medio Oriente (1798-12005), Bologna, il Mulino, 2007, da cui attingo per una serie di schede liberamente adattate. I precedenti dell’insediamento e della colonizzazione ebraica delle terre arabe non vanno a mio avviso ricondotte alla dichiarazione Balfour del 1917, ma devono essere riportati al 1840, quando Palmerston parlava di “focolare ebraico” pensando ad una porta per le sue merci nell’Impero Ottomano, di cui già da allora si progettava lo sgretolamento. Una politica analoga fu seguita negli stessi anni con la Cina, provocando la poco onorevole guerra dell’oppio (1839-1842). Israele ed il sionismo non avrebbero potuto avere successo se non avessero avuto forti appoggi, prima dell’Inghilterra e fino ad oggi degli Usa, che attraverso Israele perseguano una politica imperiale. Nel groviglio di fatto difficilmente governabili puà essere illuminante seguire il sorgersi e l’affermarsi dello Stato d’Israele, delle sue guerre, della sua ideologia, delle sue allenze.
Sommario: 1.
1.
Antefatto
Antefatto
Gli antefatti della guerra vanno ricercati in avvenimenti accaduti durante e dopo la seconda guerra mondiale. Fu con il 1948 che Israele si pose come Stato, ottenendo il riconoscimento delle principali potenze. Ben Gurion, che sarà il primo presidente del consiglio israeliano (1948-1954), lesse la proclamazione di indipendenza il 14 maggio 1948. Si fece uso della forza e dell’astuzia politica. Ma ciò a mio avviso non fonda ancora una piena legittimazione. Anzi il modo della fondazione dello Stato d’Israele è ancora oggi una ferita aperta nel mondo arabo. L’ideologia biblica che accompagna la nascita dello Stato d’Israele non può ingannare più di tanto né è di alcuna utilità sul piano effettuale la storia degli insediamenti dal 1840 in poi. Questa serve soltanto a retrodatare nel tempo il mito della fondazione, che senza la concatenazione degli eventi bellici della seconda guerra mondiale non avrebbe mai avuto luogo. Campanini: «I sionisti non avevano ostacolato lo sforzo bellico della Gran Bretagna, ma la loro aggressività nei confronti della potenza mandataria della Palestina esplose subitò dopo» (p. 107-108). Vi era stata il 29 novembre 1947 una risoluzione delle Nazioni Unite, che prevedeva una spartizione del territorio e la nascita di due distinti stati, quello israeliano e quello palestinese. Gli israeliani avevano creato due organizzazioni paramilitari dedite al terrorismo: l’Irgun e la banda Stern. Il 6 novembre 1944 venne assassinato lord Moyne, plenipotenziario britannico in Palestina; nell’ottobre 1945 le due organizzazioni militari si allearono con l’Hagana per creare un fronte militare sionista unificato; nel febbraio 1946 vennero colpiti tre aeroporti; nell’aprile 1946 vi fu un attacco a Tel Aviv; nel giugno furono fatti saltare in aria ponti e ferrovie; nell’agosto 1946 si registrò uno spettacolare attentato all’Hotel King David a Gerusalemme, sede del mandato britannico. Vale la pena ricordare che anche questo è terrorismo, ma ai nostri giorni si condanna un determinato terrorismo e si dimenticano gli altri. Ma cerchiamo di scendere in ulteriori dettagli.
Lord Moyne fu assassinato il 6 novembre 1944 al Cairo ad opera di due terroristi della Banda Stern, in ebraico detto anche gruppo Lehi. Ci si opponeva in tal modo al mandato affidato dalla Lega delle Nazioni alla Gran Bretagna per la Palestina. Il mandato era stato costituito nel 1940 ed il personale britannico era già da allora oggetto delle attenzioni della Banda Stern. Non sono chiare le ragioni dell’attentato in quanto specificamente rivolto a Moyne, ma è chiaro il contesto in cui esso avveniva. Nel 1939 il governo britannico aveva redatto un Libro Bianco, dove si constatava la «impossibilità di spartire il territorio palestinese in due parti, sia per motivi logistici che economici e trovatosi di fronte all’impossibilità di ottenere un qualsiasi tipo di avvicinamento tra Arabi ed Israeliani» (Ambrosio) e si annunciava la creazione entro dieci anni di uno Stato sovrano e indipendente di palestina, dove avrebbero dovuto convivere arabi ed ebrei. Il territorio doveva essere diviso in tre zone: una dove sarebbe stato vietato l’acquisto della terra da parte degli ebrei, un’altra dove sarebbe stato limitato ed una terza completamente libera. Gli Ebrei si opposero decisamemnte a questo piano perché impediva la nascita del loro “focolare nazionale ebraico”. Non è difficile immaginare come in questo contesto potesse maturare l’attentato contro Moyne. Pare del tutto irrilevante chiedersi perché si dovesse scegliere proprio Moyne. Per avere una dimensione demografico-statistico del problema è bene tener presente che alla fine della guerra si trovavano in Palestina 1.240.850 Arabi e 553.600 Ebrei. Quello ebraico era un vero e proprio insediamento nel corso degli anni e chiaramente volto alla “cacciata” degli arabi. La gran Bretagna era andata mutando il suo atteggiamento da filosionista a filoarabo. Da qui l’ostilità sionista verso gli inglesi e l’attentato.
Nel frattempo la Gran Bretagna aveva deciso di dividere con gli USA le sue responsabilità. Nel novembre del 1945, un anno dopo l’assassinio di Moyne, fu creata una nuova commissione d’inchiesta angloamericana che in pratica portò all’abolizione del Libro Bianco, ottenendo il plauso degli Ebrei, ma non quello degli Arabi. Si stabiliva l’introduzione in Palestina di altri 100.000 Ebrei, si sconsigliava la divisione del territorio in una parte araba e l’altra ebraica e si proponeva il mantenimento a tempo indeterminato del mandato britannico ed infine si consigliava di lasciare libera l’immigrazione ebraica. La Gran Bretagna non aveva intenzione di prolungare a tempo indeterminato il suo mandato e le proposte del rapporto non furono accolte. Fu redatto il 31 luglio 1946 da Herbert Morrison un nuovo piano cje divideva la Palestina in quattro zone: una provincia araba, una provincia ebraica, il distretto di Gerusalemme e il distretto del Negev. Si trattava di un piano funzionale agli interessi britannici. Questo piano trovò la ferma opposizione dell’Irgun e del gruppo Stern che organizzarono nell’agosto 1946 l’attentato all’Hotel King David. In settembre il governo inglese convocò Arabi e Agenzia ebraica a Londa per una conferenza, alla quale questi rifiutarono ufficialmente di partecipare. Fu così che la Gran Bretagna giunsè a rimettere la questione palestinese nelle mani dell’Assemblea delle Nazioni Unite, che nell’aprile 1947 costituì una commissione d’inchiesta denominata U.N.S.C.O.P.
2.
L’assassinio di Lord Moyne
L’assassinio di Lord Moyne
Lord Moyne fu assassinato il 6 novembre 1944 al Cairo ad opera di due terroristi della Banda Stern, in ebraico detto anche gruppo Lehi. Ci si opponeva in tal modo al mandato affidato dalla Lega delle Nazioni alla Gran Bretagna per la Palestina. Il mandato era stato costituito nel 1940 ed il personale britannico era già da allora oggetto delle attenzioni della Banda Stern. Non sono chiare le ragioni dell’attentato in quanto specificamente rivolto a Moyne, ma è chiaro il contesto in cui esso avveniva. Nel 1939 il governo britannico aveva redatto un Libro Bianco, dove si constatava la «impossibilità di spartire il territorio palestinese in due parti, sia per motivi logistici che economici e trovatosi di fronte all’impossibilità di ottenere un qualsiasi tipo di avvicinamento tra Arabi ed Israeliani» (Ambrosio) e si annunciava la creazione entro dieci anni di uno Stato sovrano e indipendente di palestina, dove avrebbero dovuto convivere arabi ed ebrei. Il territorio doveva essere diviso in tre zone: una dove sarebbe stato vietato l’acquisto della terra da parte degli ebrei, un’altra dove sarebbe stato limitato ed una terza completamente libera. Gli Ebrei si opposero decisamemnte a questo piano perché impediva la nascita del loro “focolare nazionale ebraico”. Non è difficile immaginare come in questo contesto potesse maturare l’attentato contro Moyne. Pare del tutto irrilevante chiedersi perché si dovesse scegliere proprio Moyne. Per avere una dimensione demografico-statistico del problema è bene tener presente che alla fine della guerra si trovavano in Palestina 1.240.850 Arabi e 553.600 Ebrei. Quello ebraico era un vero e proprio insediamento nel corso degli anni e chiaramente volto alla “cacciata” degli arabi. La gran Bretagna era andata mutando il suo atteggiamento da filosionista a filoarabo. Da qui l’ostilità sionista verso gli inglesi e l’attentato.
Nel frattempo la Gran Bretagna aveva deciso di dividere con gli USA le sue responsabilità. Nel novembre del 1945, un anno dopo l’assassinio di Moyne, fu creata una nuova commissione d’inchiesta angloamericana che in pratica portò all’abolizione del Libro Bianco, ottenendo il plauso degli Ebrei, ma non quello degli Arabi. Si stabiliva l’introduzione in Palestina di altri 100.000 Ebrei, si sconsigliava la divisione del territorio in una parte araba e l’altra ebraica e si proponeva il mantenimento a tempo indeterminato del mandato britannico ed infine si consigliava di lasciare libera l’immigrazione ebraica. La Gran Bretagna non aveva intenzione di prolungare a tempo indeterminato il suo mandato e le proposte del rapporto non furono accolte. Fu redatto il 31 luglio 1946 da Herbert Morrison un nuovo piano cje divideva la Palestina in quattro zone: una provincia araba, una provincia ebraica, il distretto di Gerusalemme e il distretto del Negev. Si trattava di un piano funzionale agli interessi britannici. Questo piano trovò la ferma opposizione dell’Irgun e del gruppo Stern che organizzarono nell’agosto 1946 l’attentato all’Hotel King David. In settembre il governo inglese convocò Arabi e Agenzia ebraica a Londa per una conferenza, alla quale questi rifiutarono ufficialmente di partecipare. Fu così che la Gran Bretagna giunsè a rimettere la questione palestinese nelle mani dell’Assemblea delle Nazioni Unite, che nell’aprile 1947 costituì una commissione d’inchiesta denominata U.N.S.C.O.P.
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