domenica, giugno 24, 2007

Una scheda informativa su Pierre Vidal-Naquet

Versione 1.0

Confesso di non sapere chi fosse Pierre Vidal-Naquet, o di averne dimenticato ogni riferimento, fino a quando non ho trovato il suo nome in un manifesto, originato da un gruppo di docenti torinesi guidati da Brunello Mantelli, in cui il suo nome era chiamato a sostegno per giustificare quello che a me appariva un grave atto di censura. È buona norma giustificare con argomenti intrinseci ciò che si vuol fare nel bene o nel male. Ma vediamo dunque chi era costui nei cui nome si giustifica la censura.

Links di partenza:
1. Wikipedia.it. Intanto è morto il 29 luglio 2006. Pace all’anima sua. Mi auguro per lui che sia stato chiamato in causa indebitamente dai firmatari di un manifesto liberticida, partito da Torino. Poiché non ho dubbi sulla natura liberticida e costituzionalmente illegittima dell’iniziativa torinese, a perderci sarà Vidal-Naquet se effettivamente abbia sia pure indirettamente concorso all’ignobile orchestrazione, culminata in veri e propri atti squadristici. La data della morte testimonia del fatto che non può avere nessuna responsabilità per fatti avvenuti il 18 maggio 2007. Storico dell’antichità, solo negli ultimi anni si scaglia contro i negazionisti chiamandoli “assassini della memoria”, termine che mi sembra poco scientifico tanto nella prima quanto nella seconda parte. Sempre negli ultimi anni le sue riflessioni si concentrazione sul mestiere dello storico, su cosa significa essere storici. Al momento, mi viene da pensare che negli ultimi anni della sua vita vi sia stata una perdita di rigore critico. Ma è ancora presto per giudicare. Vediamo se la rete ci consegna altro materiale.

2. Lumi da Jean Bricmont. Dal testo di un intervista a Jean Bricmont, uomo che conduce battaglie per la difesa della libertà di pensiero, possono ricavarsi maggiori lumi a proposito di Vidal-Naquet.
Silvia Cattori: nel quadro della sua riflessione sui principi ed i limiti della libertà d’espressione, si è interessato ad una controversia che ha opposto, alla fine degli anni settanta, il suo amico Noam Chomsky a Pierre Vidal-Naquet. Su cosa si incentrava la controversia, e quali punti di principio riguardanti la libertà di espressione contribuì a chiarire?

Jean Bricmont: non sono sicuro si possa parlare di “controversia“, perché questo suppone posizioni ben definite e io non so bene quali posizioni avesse Vidal-Naquet. Allorché Faurisson, che era professore di letteratura a Lione, ha reso pubbliche le sue vedute sulle camere a gas (sostiene che non sono mai esistite) , è stato rapidamente sospeso dall’insegnamento e perseguitato in modi diversi. Circolava allora una petizione, che chiamava a difendere i suoi diritti, siglata da 500 persone, di cui Chomsky. Questa petizione era neutra per quanto concerneva la validità delle affermazioni di Faurisson; quello che Vidal-Naquet aveva giudicato “scandaloso“ e ciò che aveva portato Chomsky ad un lungo scambio epistolare con Vidal-Naquet era altro. Ma evidentemente, come fa notare Chomsky, allorché si difende la libertà d’espressione di qualcuno, si lascia da parte il contenuto dei testi incriminati. Difendere un’espressione d’opinione non equivale a giudicarla. Discutere del substrato renderebbe d’altro canto impossibile una tale difesa, e non sarebbe che mancanza di tempo per esaminarli, magari perché sono scritti in russo o in cinese. Chomsky ha, d’altro canto, firmato numerose petizioni per dissidenti nei paesi dell’est, sia ignorando i loro punti di vista, sia conoscendoli bene ed essendo in totale disaccordo con essi, ma senza mai, di certo, esprimere la minima opinione a riguardo. In quel caso questo non gli è mai stato rimproverato, almeno in occidente.

Chomsky ha in seguito dato ad uno dei suoi amici dell’epoca Serge Thion – che conosceva a causa della loro comune opposizione alla guerra del Vietnam – uno scritto corto che riprendeva i suoi argomenti in merito alla libertà d’espressione. Gli ha detto di farne quel che voleva. Ma Thion si era, all’epoca, avvicinato a Faurisson e ha messo questo testo come “Avviso“ all’inizio di “Memorie a difesa“ pubblicato da Faurisson per rispondere alle persecuzioni giudiziarie di cui era oggetto. Ciò ha avuto per risultato che Chomsky è stato ostracizzato in Francia per lungo tempo ed in certi ambienti continua ad esserlo.

Poiché Vidal-Naquet si era in principio opposto alle leggi che reprimono la libertà d’espressione, come la legge Gayssot, non si può dire che ci fosse veramente una “controversia“ tra lui e Chomsky. Semplicemente, Chomsky adottava un atteggiamento di principio, che consisteva nel difendere la libertà d’espressione anche per le persone con cui è in disaccordo, mentre Vidal-Naquet esprimeva, al contrario, la sua “indignazione“ in diversi modi, ma senza adottare una posizione ben definita (per esempio in favore della censura). Bisogna dire che questa postura è abbastanza frequente tra i “democratici“ che sono una volta contro la censura e l’altra contro e si oppongono realmente, o – cosa che faceva anche Vidal-Naquet, così come Finkielkraut – che negano che vi sia censura allorché qualcuno è perseguito davanti i tribunali per le sue opinioni.

Dunque Vidal-Naquet non sarebbe altro che un “filisteo”, cioè un ipocrita che assume posizioni di principio a seconda che gli tornino comode o meno.

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