Recensione a: Ruggiero Capone, Br esoteriche, Pagine, Roma 2009, pp. 146, € 13,00.
Questo lavoro affronta con efficacia ed originalità la questione della etero-direzione delle Brigate Rosse, e sui collegamenti, interessi, complicità che hanno lasciato estese zone d’ombra ed interrogativi ancor oggi d’attualità, come le evidenti coperture (da Lollo a Cesare Battisti) di cui ancora fruiscono a livello nazionale e internazionale i terroristi degli “anni di piombo”.
Le tesi di Capone sono, essenzialmente due: la prima che le BR siano state dirette da un livello “superiore” neppure ortodossamente marxista – leninista e, insieme, dal KGB, con cui collaboravano gli altri servizi segreti degli Stati del Patto di Varsavia.
La seconda che gran parte delle tesi – e il comportamento complessivo in materia della stampa di sinistra – è stato determinato e indotto da precise strategie di depistaggio e disinformazione del KGB; per lo più rivolte – com’è logico – all’occultamento della direzione delle attività terroristiche.
Il tutto iniziava con le cosiddette “sedicenti brigate rosse” della metà degli anni ’70, proseguiva con i vari depistaggi durante e dopo il sequestro Moro e l’attentato a Giovanni Paolo II; continuava con l’affossamento per esaurimento dell’attenzione dell’opinione pubblica. Dovuto anche, dalla fine degli anni ’80 ad oggi, al collasso per implosione dell’Unione Sovietica e, in genere, del comunismo. Per cui, calata la tensione politica, si sono visti terroristi – di sinistra, è ovvio – assunti come consulenti da amministrazioni di sinistra.
Avverando così la profezia di Montanelli che avremmo avuto anche i reduci del terrorismo, con tanto d’impiego, trattamento previdenziale e magari, come il barone Fanfulla da Lodi, con l’inquadramento.
Anche questi episodi – ai limiti del grottesco - confermano tuttavia le comprensioni di cui il terrorismo ha goduto (e gode), anche nelle strutture dello Stato. Dovute sia alla direzione esoterica che a quella “politica” del movimento, ricollegabile a elementi del vecchio PCI in collegamento con i servizi segreti del blocco comunista.
Quanto alla direzione esoterica l’autore nota un particolare poco notato: che la stella (vuota) a cinque punte ed iscritta in un cerchio non è un simbolo comunista, ma è (l’essenziale) del pentacolo, cioè del simbolo, d’importanza centrale in molte tradizioni esoteriche, e insieme dell’evocazione demoniaca. Il demonio – si può aggiungere – nella teologia politica cristiana, tutta rivolta all’ordine, ha il ruolo (e la funzione) del disordine. Il quale, in primo luogo, richiede la distruzione dell’autorità costituita. Come del pari assumeva significato fortemente anti-cristiano, “satanico” dalla contrapposizione al cattolicesimo, culminante nell’attentato al Papa, somma autorità della Chiesa.
A distanza di tanti anni, il riemergere – anche se della geometrica potenza del ’78 è rimasta solo la radice quadrata degli omicidi di D’Antona e Biagi – delle “seconde” BR può trovare spiegazione nel perdurare della direzione esoterica, sostanzialmente intatta da indagini e processi. Perché se le “prime” BR s’iscrivevano nel contesto del confronto tra comunismo e mondo libero, e in questo avevano una logica e una funzione, a comunismo crollato, uccidere per un’illusione falsificata della storia non ha senso. O, almeno, di sicuro non ha quel senso politico che aveva prima del collasso comunista. Ma può averne un altro che questo libro in parte indica e in altra suggerisce.
T.K.
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