lunedì, maggio 21, 2018

Scrittori italiani online: 2. Enrico Corradini (1865-1931), Il nazionalismo italiano. § 1:

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Testo online.
ENRICO CORRADINI
Il nazionalismo italiano.
Terzo Migliaio.
Milano, Fratelli Treves, editori, 1914.

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Internet Archive: Enrico Corradini. (448)








§ 1.

Prefazione.


E. Corradini (1865-1931)
Una parte di questo volume comprende alcune pagine già pubblicate altrove, e le ho raccolte un po’ per l’istinto che ci spinge a voltarci indietro quando si è giunti a un certo punto del cammino.

Sono cose che precedettero il congresso di Firenze del Dicembre 1910 da cui uscì l’Associazione Nazionalista. Si riconnettono con l’opera di propaganda individuale che incominciai con alcuni amici miei, primo Pier Ludovico Occhini, sin dal 1903 con la fondazione del Regno.

Il resto del volume è formato per la massima parte di discorsi letti per le varie città durante quest’anno. Ed è un nuovo contributo all’opera di revisione di tutto un passato e di formazione di tutto un avvenire che il nazionalismo va assiduamente facendo nella politica italiana.

Con umile volto l’offro soprattutto a coloro i quali continuano a ripetere che ancora non capiscono, non vedono in che cosa il nazionalismo consista, che cosa precisamente sia. Sono una gran turba d’italiani i quali concepiscono il nazionalismo come qualche cosa che stia in un cantuccio. Basterebbe darsi la pena di cercarlo e si troverebbe, ma essi non si danno la pena e perciò non lo trovano, e quindi continuano a ripetere che non sanno che sia.

In verità nulla m’impensierisce di più di questa incapacità di fare attenzione che si ritrova in tanta parte del pubblico italiano. Pronti a parlare, e soprattutto a giudicare, restii a capire. I lettori conoscono la frase italiana detta con certa aria: — Non capisco questa cosa! — Chi la ripete vuol dire che insomma gli pare che la cosa non stia. E così da anni mi sento ripetere: — Non capisco il nazionalismo! — E m’accorgo che ben pochi davvero sospettano di non capirlo, perchè non riescono a capirlo, o perchè non si danno la pena di capirlo. È pur legge comune che l’uomo non sospetta mai della propria intelligenza, ma sempre della cosa che dovrebbe intendere; però, tal legge si applica al nazionalismo in modo che ormai passa tutti i limiti.

Per noi tale incapacità di attenzione seria e di riflessione seria nelle nostre classi maggiori è ancora un persistere di quella debilitazione etnica che patimmo nei lunghi secoli del servaggio e dell’inerzia. Fatto sta che il nazionalismo è obbligato a questo: non soltanto a elaborare ed esporre la sua propria dottrina, ma anche a formare il mezzo pubblico atto ad accoglierla. Perciò procede nella prima operazione piuttosto lento e alquanto cauto. Noi abbiamo soprattutto bisogno di questo: che la media opinione pubblica liberale si renda esatto conto che c’è una certa differenza fra il liberalismo e noi, non soltanto negli atteggiamenti bellici elettorati, ma più nella parola scritta e più ancora nel sentimento non scritto. Noi non vorremmo essere per loro la musica dell’avvenire, il che talvolta suppongono; vorremmo essere soltanto una musica alquanto diversa, il che quasi mai sono proclivi a supporre.

Comunque, ci spronano le giovani generazionche sono interamente con noi e per noi, che c’intendono d’istinto, la qual cosa è assai di più dell’intelligenza.

Per esse gli uomini del nazionalismo italiano proseguono l’opera loro. Della quale l’importanza apparirà un giorno. Apparirà insomma di che cosa si tratta. Si tratta di espellere d’Italia le sopravvivenze di due rivoluzioni straniere, della rivoluzione borghese gallica e della rivoluzione socialista tedesca; e di aprir la strada a una formazione italiana politica, morale, spirituale. Cioè, porre nel nostro terreno i germi nostri di una futura civiltà nostra che prenda il cammino del mondo.

Firenze, Marzo 1914.

Enrico Corradini.


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