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Vale qui lo stesso discorso appena fatto per il libro di Erich Salerno e che farò subito dopo per quello di Piero Buscaroli. Si tratta di libri che ho iniziato a leggere e che non ho ancora terminato. Per quello di Mlecin ho da dire che non mi sembra di essere ancora entrato nel vivo. Sono ben a pagina 76, ma l’autore indugia in una parte introduttiva della quale non ho particolare bisogno. Inoltre alcuni suoi incisi mi molestano. Il meglio che possa fare Mlecin, a mio avviso, è di andare in medias res, cioè nell’esposizioni delle carte di archivio che ha avuto il privilegio di poter esaminare fra i primi e trarre così la ragione per farne un libro. Astuzie del mestiere per chi dello scrivere libri fa appunto un mestiere.
In questo post, che non è e non vuole essere una recensione, ritornerò dunque ancora via via che vado avanti nella lettura del libro, possibilmente comparandola con altre fonti di informazione. Qui mi limito ad alcuni osservazioni sulle quali occorre ritornare, per approndirle più che si può. Nella propaganda israeliana volta a ribadire uno strano «diritto ad esistere”, invocato per lo stati di Israele, si fa ricorso a tre o quattro argomenti, di cui una particolare importanza rivestirebbe il “riconoscimento” da parte dell’ONU nel 1948, un riconiscimento che però parrebbe revocato dalle oltre 70 risoluzioni di condanna che da allora hanno interessato Israele, il quale ricambio facendo gli sberleffi, ma in questo modo invalidando una delle maggiori fonti di legittimazione per la sua esistenza, che al momento si basa unicamente sulla mera forza delle armi: un vero ritorno alla barbarie preistorica, che probabilmente aveva una migliore base etica.
In realtà, dietro il nascente ONU, una creatura totalmente dipendente nei primi anni da chi ˇaveva voluta far nascere, per nascondere meglio decisioni di mera politica di potenza, si nascondeva un calcolo politico di Stalin, che in quegli anni pensava di poter giocare sullo scacchiere internazionale una carta in funzione antibritannica. La creazione di Israele da parte di Stalin (lapsus: stavo scrivendo Hitler!) è il vero atto di nascita di Israele. Senza Stalin essa non sarebbe mai stata. Più che un museo all’«Olocausto» in Israele dovrebbero fare un monumento smisurata a Stalin, e lo avrebbero certamente già fatto, se questo non fosse per l’attuale propaganda israeliana un peccato di nascita, che bisogna accuratamente nascondere.
Ma ritorneremo a libro terminato di leggere, e soprattutto se riusciremo a trovare altre fonti da comparare.
In questo post, che non è e non vuole essere una recensione, ritornerò dunque ancora via via che vado avanti nella lettura del libro, possibilmente comparandola con altre fonti di informazione. Qui mi limito ad alcuni osservazioni sulle quali occorre ritornare, per approndirle più che si può. Nella propaganda israeliana volta a ribadire uno strano «diritto ad esistere”, invocato per lo stati di Israele, si fa ricorso a tre o quattro argomenti, di cui una particolare importanza rivestirebbe il “riconoscimento” da parte dell’ONU nel 1948, un riconiscimento che però parrebbe revocato dalle oltre 70 risoluzioni di condanna che da allora hanno interessato Israele, il quale ricambio facendo gli sberleffi, ma in questo modo invalidando una delle maggiori fonti di legittimazione per la sua esistenza, che al momento si basa unicamente sulla mera forza delle armi: un vero ritorno alla barbarie preistorica, che probabilmente aveva una migliore base etica.
In realtà, dietro il nascente ONU, una creatura totalmente dipendente nei primi anni da chi ˇaveva voluta far nascere, per nascondere meglio decisioni di mera politica di potenza, si nascondeva un calcolo politico di Stalin, che in quegli anni pensava di poter giocare sullo scacchiere internazionale una carta in funzione antibritannica. La creazione di Israele da parte di Stalin (lapsus: stavo scrivendo Hitler!) è il vero atto di nascita di Israele. Senza Stalin essa non sarebbe mai stata. Più che un museo all’«Olocausto» in Israele dovrebbero fare un monumento smisurata a Stalin, e lo avrebbero certamente già fatto, se questo non fosse per l’attuale propaganda israeliana un peccato di nascita, che bisogna accuratamente nascondere.
Ma ritorneremo a libro terminato di leggere, e soprattutto se riusciremo a trovare altre fonti da comparare.
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