sabato, settembre 15, 2012
Q.G.-II Cap. 45°: J. A. Eisenmenger: Entdecktes Judenthum: Register derjenigen Buucher, welche von einigen zur Christlichen Religion bekehrten Juden geschrieben worden, und in diesem Werck angezogen werden = Elenco dei libri scritti da allcuni ebrei convertiti alla religione cristiana che vengono citati in quest’opera.
Q.G.-II Cap. 43°: J. A. Eisenmenger: Entdecktes Judenthum - Giudaismo svelato: Register der Hebreischen Bücher, welche in dem ersten und zweiten Theil dieses Wercks angezogen werden = Elenco dei libri ebraici che vengono citati nella Prima e Seconda parte di quest’opera.
Q.G.-II Cap. 35°: J. A. Eisenmenger: Entdecktes Judenthum - Parte 2ª Cap. XI: Von der Juden Betrug, Stehlen, Behalten des Gefunden, und Wucher = Dell’inganno, del furto, dell‘appropriazione dell’oggetto trovato e dell’usura degli ebrei (pp. 574-613). .
Q.G.-II Cap. 33°: J. A. Eisenmenger: Entdecktes Judenthum - Parte 2ª Cap. IX: Vom Verhalten der Juden gegen die Christliche Obrigkeiten, und ihrem Eid = Dell’atteggiamento degli ebrei verso le autorità cristiane e del loro giuramento (pp. 469-515).
Q.G.-II Cap. 28°: J. A. Eisenmenger: Entdecktes Judenthum - Parte 2ª Cap. IV: Von der Juden Lehr, dass alle Christen verdammt, sie aber alle seelig werden sollen = Della dottrina ebraica che tutti i cristiani debbano essere dannati, gli ebrei invece debbano diventare tutti spirituali (pp. 234-295).
Q.G.-II Cap. 27°: J. A. Eisenmenger: Entdecktes Judenthum - Parte 2ª Cap. III: Werden drey Fragen erörtet. 3. Ob man sich den Jüdischen Medicis sicherlich vertrauen könne? = Vengono discusse tre questioni, 1° Se ci si possa fidare tranquillamente dei medici ebrei (189-234).
Q.G.-II Cap. 26°: J. A. Eisenmenger: Entdecktes Judenthum - Parte 2ª Cap. III: Werden drey Fragen erörtet. 2. Ob die Rabbinische Gesetze es zulassen, einen Christen ums Leben zu bringen. = Vengono discusse tre questioni, 2° Se le leggi rabbiniche consentano di togliere la vita a un cristiano (189-234).
Q.G.-II Cap. 25°: J. A. Eisenmenger: Entdecktes Judenthum - Parte 2ª Cap. III: Werden drey Fragen erörtet. 1. Ob den Juden erlaubt seye, einen Christen zum Todt zuerretten = Vengono discusse tre questioni, 1° Se agli ebrei sia permesso salvare dalla morte un cristiano (189-234).
Q.G.-II Cap. 23°: J. A. Eisenmenger: Entdecktes Judenthum - Parte 2ª Cap. I: Was die Juden von der Christen, anderer Völcker, und ihren eigenen Seelen lehren = Che cosa gli ebrei insegnino sulle anime dei cristiani, degli altri popoli e sulle loro proprie (pp. 1-90).
Q.G.-II Cap. 20°: J. A. Eisenmenger: Entdecktes Judenthum - Parte 1ª Cap. XIX: Was di Juden von Sammael, als dem Engel des Todes, und den Toden lehren = Che cosa gli ebrei insegnino su Sammael quale angelo della morte e sulla morte (pp. 854-896).
venerdì, settembre 14, 2012
giovedì, settembre 13, 2012
Q.G.-II Cap. 9°: J. A. Eisenmenger: Entdecktes Judenthum - Parte 1ª Cap. VII: Wie di Juden das Neue Testament , die Evangelisten und Aposteln verachten = Come gli ebrei disprezzino il Nuovo Testamento, gli Evangelisti e gli Apostoli (pp. 270-293).
Q.G.-II Cap. 2°: J. A. Eisenmenger: Entdecktes Judenthum - Parte 1ª Cap. I: Von der Juden ungeziemenden Lehr von Gott dem Vater = Della sconveniente dottrina giudaica su Dio Padre (pp. 1-61)
Sommario - Prec. / Succ.
Il
progetto editoriale cui ci accingiamo è molto probabilmente destinato a
rimanere incompiuto per la vastità dell’impresa. Esso rientra nel piano
di studio già enunciato nell’editing dell’opera di Giulio Morosini,
apparsa in Roma nel 1683. Sia il testo di Morosini che il presente di
Eisenmenger rientrano nella “Questione giudaica”, come da noi definita.
Entrambi sono disponibili in rete nell’originale digitalizzato e
pertanto non si spiegherebbe un notevole dispendio di lavoro per un
diverso editing. Ma intanto noi stesso riusciamo ciò facendo ad avere
una migliore intelligenza del testo. E certamente sarà maggiore la
fruibilità dell’opera trascrivendo il testo tedesco dal gotico
settecentesco ai moderni caratteri latini, accompagnato da una
traduzione italiana o in altre lingue, ponendo i testi a fronte. Sul
“Giudaismo svelato” esiste in lingua italiana un lavoro introduttivo ed
antologico, coordinato da Gian Pio Mattogno, al quale attingeremo
largamente. L’opera di Johann Andrea Eisenmenger usciva a Francoforte
nel 1700, ma fu subito sequestrata al suo apparire. Solo dopo molti anni
il testo è divenuto accessibile alla pubblica conoscenza. Valgono in
quanto compatibili gli stessi criteri che vengono seguiti per l’opera di
Morosini e fra le due verranno stabiliti tutti i raffronti che verranno
individuati, essendo distanti le due opere l’una dall’altra da soli 17
anni.
* * *
mercoledì, settembre 12, 2012
Q.G.-I Cap. 103°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera Z.
Q.G.-I Cap. 102°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera V.
Q.G.-I Cap. 101°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera T.
Q.G.-I Cap. 100°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera S.
Q.G.-I Cap. 99°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera R.
Q.G.-I Cap. 98°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera Q.
Q.G.-I Cap. 97°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera P.
Q.G.-I Cap. 96°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera O.
Q.G.-I Cap. 95°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera N.
Q.G.-I Cap. 94°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera M.
Q.G.-I Cap. 93°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera L.
Q.G.-I Cap. 92°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera K.
Q.G.-I Cap. 91°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera I.
Q.G.-I Cap. 90°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera H.
Q.G.-I Cap. 89°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera G.
Q.G.-I Cap. 88°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera F.
Q.G.-I Cap. 87°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera E.
Q.G.-I Cap. 86°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera D.
Q.G.-I Cap. 85°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera C.
Q.G.-I Cap. 84°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera B.
Q.G.-I Cap. 83°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice delle materie che si contengono in tutte le tre Parti della “Via della Fede”, e nelle “Correttioni, e Aggiunte”. S’avverta che le pagine 627 fino a 636 si citano coll’aggiunta 1 o 2 per esser replicate. - Lettera A.
Q.G.-I Cap. 82°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Correttioni et aggiunte. Si citano le facciate del libro, e nella facciata la linea significandola per il suo principio: le pagine poi 627 fino a 636, con 1 o 2 per esser replicate.
Q.G.-I Cap. 79°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 3ª Cap. XVI: Del precetto della ... Scemità, cioè Cessazione, Ritirata, o Remissione, quando si rstituivano i crediti, e come sia osservato dagli Ebrei. Si parla ancora del contratto Perozbol da loro usato.
Q.G.-I Cap. 75°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 3ª Cap. XII: Dell’odio, che portano gli Ebrei alli Christiani, e delle maledicenze, e altri effetti di quest’odio. E come in ciò ancora trasgrediscono il sesto Precetto del Decalogo.
Q.G.-I Cap. 71°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 3ª Cap. VIII: Delle Misture o ... Ngherr'n, che dagli Ebrei si fanno per il giorno del Sabbato per far lecito il trasporto delle robe, de’ cibi, e delle persone. Si parla ancora di quelle Misture, che convengono ai giorni festivi: e delle trasgressioni, e superstizioni in questa cerimonia.
Q.G.-I Cap. 70°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 3ª Cap. VII: Sopra il quarto Precetto del Decalogo di santificar il Sabbato, colle cerimonie che osservano gli Ebrei, tra le quali anche quella del Kidùsc; e de’ tre pasti. Delle 39. Opere servili, e dependenti che vi vietano; e delle proibite nell’osservanza delle altre Feste.
Q.G.-I Cap. 69°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 3ª Cap. VI: Sopra il terzo Precetto del Decalogo di non giurar il Nome di Dio in vano; e come è trasgredito dagli Ebrei. Si parla principalmente de’ Voti compresi in questo terzo Precetto, e della assoluzione, ch’essi vi danno, delle superstizioni, e trasgressioni, che vi commettono; e finalmente delle Bestemmie proibite nel medesimo Precetto, e da essi autenticate.
martedì, settembre 11, 2012
Q.G.-I Cap. 65°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 3ª Cap. II: Del primo Precetto del Decalogo, nel quale si mostra chiaramente a gli Ebrei il mistero della Santissima Trinità, cioè non doversi adorare Dio solamente Uno in natura, ma Trino in Persone. Si discorre anche qui della Fede, e de’ suoi articoli tanto appresso i Christiani, quanto appresso gli Ebrei.
lunedì, settembre 10, 2012
Q.G.-I Cap. 60°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 2ª Cap. XL: Delli dieci giorni di contritione nel mese di Tifrì. Della vigilia del giorno di Chiipùr, o dell’Espiazione, ch’in esso parimenti accade. Cerimonie, e superstizioni, che fanno in questo giorno della Vigilia.
venerdì, settembre 07, 2012
Q.G.-I Cap. 56°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 2ª Cap. XXXVI: Delle Tre Settimane, e Sabbati di Mestizia, che corrono appresso gli Ebrei dal Digiuno alli 17 di Tamuz Quarto mese fino alli nove di Ab Quinto Mese. Del digiuno di questo giorno: del pianto, e delle cerimonie che fanno per la destruzione del Tempio. Della vana speranza, che nutriscono di tornare in Gierusalemme, colla restituzione del Tempio.
Q.G.-I Cap. 49°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 2ª Cap. XXIX: Della Pasqua delle Azime de gli Ebrei. Che cosa sia? E quando viene? Se alli 15 di Nisàn o alli 14? E come in questo sieno trasgressori gli Ebrei per la loro regola inventata.
Q.G.-I Cap. 47°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 2ª Cap. XXVII: Del Digiuno, che fanno i Primogeniti degli Ebrei nel mese primo, o di Nisan; e delle cerimonie di questi nel ricercar, sbandi e abbruciar il Pane, e cose levitate.
Q.G.-I Cap. 43°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 2ª Cap. XXIII: Delle feste de gli Ebrei, o del loro Calendario. E primieramente della festa, e delle Cerimonie, che fanno ogni Capo del Mese, coll’ordine, e con i nomi de i Mesi loro.
Q.G.-I Cap. 41°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 2ª Cap. XXI: Dei Sacrifici della Legge Mosaica, che si dovevano fare da i Sacerdoti Levitici della famiglia di Aarone: e come dopo la venuta di Giesù Christo vero Messia sia stato trasferito il Sacerdozio Giudaico nel Sacerdozio Christiano, e come tutti i Sacrifici sieno stati commutati in un solo Sacrificio della Eucharistia, o della Messa.
Q.G.-I Cap. 21°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 2ª Cap. I: In che senso si prendano in questa Parte i Precetti Cerimoniali, o le Cerimonie Giudaiche; lor divisione, e ordine, e come per ragion loro sono colpevoli gli Ebrei.
Q.G.-I Cap. 16°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 1ª Cap. IX: Che il Messia doveva dopo la morte calar all’Inferno, e resuscitare il terzo giorno, e salir in Cielo per venire poi nel fin del Mondo a giudicar i vivi e i morti.
Q.G.-I Cap. 9°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 1ª Cap. II: Della legge nuova, che il Messia doveva dare migliore e più perfetta di quella di Mosè, la quale doveva terminare. Si vedrà la venuta del Messia Figliuol di Dio vero, e vero Huomo, il quale fu Giesù Christo, che per mezzo della sua Santa Passione doveva perdonar tutti i peccati del genere humano.
Q.G.-I Cap. 8°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Pt. 1ª Cap. I: De Precetti della Legge di Mosè e lor divisione, che oggidì si devono osservare.
Sommario - Prec. / Succ.
L’opera
di Giulio Morosini (1612-1687), apparsa in Roma nel 1683, è qui assunta
come testo base di studio ed approfondimento di quella che
indichiamo come “Questione giudaica” ed abbraccia un arco temporale dai
primi secoli dell’era cristiana, e forse anche prima, fino alla
legislazione prodotta dalla Rivoluzione francese. La “Questione giudaica” è da noi affiancata e distinta dalla “Questione ebraica” e
dalla “Questione sionista”,
con distinti apparati e metodologia di
studio e di ricerca. In corso di studio saranno via via introdotti
nuovi autori e nuovi testi o documenti, le cui indicazioni e tracce
possono essere date dallo stesso Autore dal quale prendiamo avvio. Lo
studio sarà corredato da un commento e da un’iconografia attinta per lo
più dalla rete. Nel caso di violazione di diritti le immagini
saranno immediatamente rimosse a semplice richiesta degli aventi titolo.
Gli intenti del presente studio sono puramente scientifici e si
accettano critiche, contributi e segnalazioni da qualsiasi parte
provengano.
Il testo originale è disponibile in rete, digitalizzato da Google.
L’opera viene qui suddivisa in unità minime, corredate da links di
navigazione, di raccordo e rinvii ipertestuali. Nel nostro editing pare
opportuno
agevolare la lettura del testo, per quanto possibile, rendendolo
conforme all’uso odierno della lingua italiana, ad esempio sostituendo
la “u” del testo con la “v”, evitando quanto ci pare sia di ostacolo
all’attenzione del Lettore odierno e adottando via via tutti i criteri
che sempre per il lettore odierna rendono più agevole la lettura. Per il
Lettore più esigente, è disponibile, cliccando sull’immagine, il testo
originale da cui è stata fatta la trascrizione e l’adattamento moderno.
Q.G.-I Cap. 7°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Prologo della Parte Prima.
L’opera
di Giulio Morosini (1612-1687), apparsa in Roma nel 1683, è qui assunta
come testo base di studio ed approfondimento di quella che
indichiamo come “Questione giudaica” ed abbraccia un arco temporale dai
primi secoli dell’era cristiana, e forse anche prima, fino alla
legislazione prodotta dalla Rivoluzione francese. La “Questione giudaica” è da noi affiancata e distinta dalla “Questione ebraica” e
dalla “Questione sionista”,
con distinti apparati e metodologia di
studio e di ricerca. In corso di studio saranno via via introdotti
nuovi autori e nuovi testi o documenti, le cui indicazioni e tracce
possono essere date dallo stesso Autore dal quale prendiamo avvio. Lo
studio sarà corredato da un commento e da un’iconografia attinta per lo
più dalla rete. Nel caso di violazione di diritti le immagini
saranno immediatamente rimosse a semplice richiesta degli aventi titolo.
Gli intenti del presente studio sono puramente scientifici e si
accettano critiche, contributi e segnalazioni da qualsiasi parte
provengano.
Il testo originale è disponibile in rete, digitalizzato da Google.
L’opera viene qui suddivisa in unità minime, corredate da links di
navigazione, di raccordo e rinvii ipertestuali. Nel nostro editing pare
opportuno
agevolare la lettura del testo, per quanto possibile, rendendolo
conforme all’uso odierno della lingua italiana, ad esempio sostituendo
la “u” del testo con la “v”, evitando quanto ci pare sia di ostacolo
all’attenzione del Lettore odierno e adottando via via tutti i criteri
che sempre per il lettore odierna rendono più agevole la lettura. Per il
Lettore più esigente, è disponibile, cliccando sull’immagine, il testo
originale da cui è stata fatta la trascrizione e l’adattamento moderno.
* * *
VIA DELLA FEDE
PARTE 1ª.
Della cessazione della Legge Mosaica per la venuta del Messia, ch’è Christo Signor Nostro, i di cui misterii si provano.
Per incaminar nella via della vera Fede l’Ebreo, il primo mezzo più opportuno è provargli esser’egli in inganno, mentre con tanto calore professa la Legge Mosaica, la quale deve essere, secondo le Scritture, cessata nel venir la nuova con la venuta del Messia; e con mostrargli che quello, che professano i Christiani nella sua Legge intorno a Christo, sia vero, e conforme alle Scritture, e alle dottrine, che sono tenuti li Giudei ad abbracciare. Incidentemente si toccherà qualche cosa, che concerne al medesimo fine.
Annotazioni e Commento
1°) Se pensiamo alle evoluzioni post-conciliari e le compariamo a questo testo del 1683, non paiono esservi dubbi sul fatto che la Legge Mosaica “deve essere cessata nel venire la nuova con la venuta del Messia” e che quindi il cristianesimo stesso si caratterizza come superamento del giudaismo precristiano. Non può esservi compresenza dottrinale e teologica, per la contraddizion che non consente: o è vera la dottrina del Cristo con tutto ciò che ne consegue o non è vera ed il cristianesimo è una setta eretica del giudaismo. Evidentemente, la conduzione monarchica della chiesa cattolica fa ritenere che i semplici fedeli o battezzati siano tenuti ad attenersi al magistero ecclesiastico, senza poterlo discutere. Non insistiamo su questo punto che compete maggiormente ai praticanti la fede cattolica. Se vi saranno commenti informati alla pagina, li pubblicheremo volentieri. Qui ci preme tenere d’occhio le date.
Il 1683 è l’anno di uscita della Via della Fede. Giulio Morosini spende la sua esistenza dagli anni 1612 al 1687. Nello stesso secolo visse il “mistico ottomano” (così Wikipedia) Sabbatai Zevi, nato nel 1626 a Smirne e morto in Dulcigno (oggi Montenegro) nel 1676, proclamandosi Messia nel 1648, lo stesso anno del trattato di Versailles. L’arco temporale della vita di Sabbatei Zevi è tutto incluso in quello di Giulio Morosini.
Se ne avesse questi conoscenza o se ne parla nella sua opera, in modo implicito o esplicito, è quello che andremo ad indagare. Mi sembra strano che Morosini non ne avesse avuto mai notizia. Un altro personaggio che ci interessa visse più tardi. Ed è Jacob Frank, vissuto dal dal 1726 al 1791, si collegava al movimento iniziato da Sabbatei Zevi. Ad entrambi questi falsi convertiti si attribuisce un’opera di infiltrazione e corruzione interna del corpo dottrinale ed istituzionale del cristianesimo. Essi si collocano nella fase finale di quella che noi abbiamo definito la “questione giudaica” che diventa “ebraica” per la mediazione della rivoluzione francese e la legislazione da essa introdotto sullo stato giuridico degli ebrei.
Sabbatei Zevi (1626-1676) |
Jacob Frank (1726-1791) |
Q.G.-I Cap. 6°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Approbatio.
L’opera
di Giulio Morosini (1612-1687), apparsa in Roma nel 1683, è qui assunta
come testo base di studio ed approfondimento di quella che
indichiamo come “Questione giudaica” ed abbraccia un arco temporale dai
primi secoli dell’era cristiana, e forse anche prima, fino alla
legislazione prodotta dalla Rivoluzione francese. La “Questione giudaica” è da noi affiancata e distinta dalla “Questione ebraica” e
dalla “Questione sionista”,
con distinti apparati e metodologia di
studio e di ricerca. In corso di studio saranno via via introdotti
nuovi autori e nuovi testi o documenti, le cui indicazioni e tracce
possono essere date dallo stesso Autore dal quale prendiamo avvio. Lo
studio sarà corredato da un commento e da un’iconografia attinta per lo
più dalla rete. Nel caso di violazione di diritti le immagini
saranno immediatamente rimosse a semplice richiesta degli aventi titolo.
Gli intenti del presente studio sono puramente scientifici e si
accettano critiche, contributi e segnalazioni da qualsiasi parte
provengano.
Il testo originale è disponibile in rete, digitalizzato da Google.
L’opera viene qui suddivisa in unità minime, corredate da links di
navigazione, di raccordo e rinvii ipertestuali. Nel nostro editing pare
opportuno
agevolare la lettura del testo, per quanto possibile, rendendolo
conforme all’uso odierno della lingua italiana, ad esempio sostituendo
la “u” del testo con la “v”, evitando quanto ci pare sia di ostacolo
all’attenzione del Lettore odierno e adottando via via tutti i criteri
che sempre per il lettore odierna rendono più agevole la lettura. Per il
Lettore più esigente, è disponibile, cliccando sull’immagine, il testo
originale da cui è stata fatta la trascrizione e l’adattamento moderno.
Hoc opus dignum est luce ad communem utilitatem. Hac die 24. Iulij 1677.
* * *
APPROBATIO
F. Laurentius de Laurea Minor. Conventual.
Ego infrascriptus Concionator Hebraeorum Romae iussu, & ex commissione Reverendissimi Patris Fr. Dominici Puteobonelli S. P. A. Magistri recognovi librum, cuius inscriptio est Via della Fede, del Signor Giulio Morosini Scrittore della Biblioteca Vaticana etc., & in eo modo nihil inveni, quod fidei Orthodoxae, aut bonis moribus non sit consonum; verùm etiam animadverti esse opus minime vulgare, sed satis elaboratum pro Iudaeorum conversione perutile, quod impius errores, nugas ineptissimas, supertitios ritus, vanasque ceremonias eorum velut ulcera detegit, et medicinam suppeditat. Quare puto nullas posse rependi gratias satis amplas eruditissimo Auctori, qui gravem, ac sedulam operam adhibuit, ut ad ritus Hebraicos intelligendos iter nobis ac aditu facilem aperiret, quod vix, ac ne vix quidem, ab aliis, quam qui Hebaice periti fuerint, ac eruditi percipi, aut intelligi potest. Unde existimo hoc opus fore valde perutilem non solum Iudaeis, verum Concionatoribus eorum, ac proinde dignum, quodtyus mandetur.
Datum Romae 18 Iulii 1683
* * *
Imprimatur.
Si videbitur Reverendissimo Patri Magistro Sacri Palatii Apost.
I: de Angelis Arc. Urb. Vicesg.
Imprimatur.
Fr. Joseph Clarionus Ord. Praed. reverendissimi P. Mag. S. A. Pal. Socius.
Q.G.-I Cap. 5°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Indice De’ Capitoli delle Tre Parti.
L’opera
di Giulio Morosini (1612-1687), apparsa in Roma nel 1683, è qui assunta
come testo base di studio ed approfondimento di quella che noi
indichiamo come “Questione giudaica” ed abbraccia un arco temporale dai
primi secoli dell’era cristiana, e forse anche prima, fino alla
legislazione prodotta dalla Rivoluzione francese. La “Questione
giudaica” è da noi affiancata e distinta dalla “Questione ebraica” e
dalla “Questione sionista”, con distinti apparati e metodologia di
studio e di ricerca. In corso di studio saranno via via introdotti
nuovi autori e nuovi testi o documenti, le cui indicazioni e tracce
possono essere date dallo stesso Autore dal quale prendiamo avvio. Lo
studio sarà corredato da un commento e da un’iconografia attinta per lo
più dalla rete. Nel caso di eventuale violazione di diritti le immagini
saranno immediatamente rimosse a semplice richiesta degli aventi titolo.
Gli intenti del presente studio sono puramente scientifici e si
accettano contributi e segnalazioni da qualsiasi parte essi provengano.
Il testo originale è disponibile in rete, digitalizzato da Google.
L’opera viene qui divisa in unità minime, corredate da links di
navigazione e rinvii ipertestuali. Nel nostro editing pare opportuno
agevolare la lettura del testo, per quanto possibile, rendendolo
conforme all’uso odierno della lingua italiana, ad esempio sostituendo
la “u” del testo con la “v”, evitando quanto ci pare sia di ostacolo
all’attenzione del Lettore odierno e adottando via via tutti i criteri
che sempre per il lettore odierna rendono più agevole la lettura. Per il
Lettore più esigente, che preferisce la più stretta aderenza al testo
originale, è disponibile cliccando sull’immagine il testo originale da
cui è stata tratta la trascrizione e fatto l’adattamento moderno.
* * *
INDICE
Dei Capitoli delle Tre Parti.
PARTE I.
Della cessazione della Legge Mosaica per la venuta del Messia, ch’è Christo Signor Nostro, i cui misteri si provano.
Pagina 1.
Cap. 1. Dei Precetti della Legge di Mosé; loro divisione; e quali siano quelli ch’hoggidì si devono osservare.
Pagina 1.
Cap. 2. Della Legge nuova, ch’il Messia doveva dar migliore, e più perfetta di quella di Mosè, la quale doveva terminare. Si vedrà la venuta del Messia figliuol di Dio Dio, e vero huomo, il quale fu Giesu Christo, che per mezzo della sua santa Passione doveva perdonar tutti i peccati del genere humano.
Cap. 3. Della nascita del Messia in Betlemme della Tribù di Giuda; e della verginità di sua madre Santissima Maria.
Pagina 7.
Pagina 26.
Q.G.-I Cap. 4°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - A’ i dispersi Figliuoli d’Israele della presente Cattività
Ai dispersi Figliuoli d’Israele della presente Cattività.
Piacciavi, o chiunque voi siate Carissimi Israeliti, che vi disporrete a leggere il seguente Trattato, che porta il Titolo di ... Via della Fede, e si è scritto per vostro ravvedimento, prima di mettervi a considerarlo, di fermarvi alquanto su questo foglio per intendere, chi sia, che ve l’appresenta. Non sarà inutile la dimora; imperciocchè pretendo accrescersi o diminuirsi il credito di un libro dal nome dell’Autore. Potrete dalle notizie, che sono per darvi dell’esser mio, o far concetto, che io non intrapresi fatica superiore alle mie forze, e però inoltrarvi con maggior volontà a veder il contenuto dell’opera; overo argomentando in altra maniera sottrarvi al travaglio di voltare tante carte, dalle quali credereste di non apprenderne giovamento. Spero io nondimeno di determinarvi più tosto alla prima, che alla seconda di queste due risoluzioni, e protesto di non dirvi cose, che non siano verissime, e la maggior parte note a molte delle più riche, e più rinomate Sinagoghe, che sono nella Christianità, e nei paesi tiranneggiati dagli Ottomanti.
lunedì, settembre 03, 2012
Q.E.-I Cap. 2°: Henri Gregoire - Essi sur la régénération physique, morale et politique des Juifs - Table
Sommario. Prec. / Succ.
Alla
ricerca di testi base da cui prendere avvio per uno studio della
«Questione ebraica» distinta dalla «Questione giudaica» e dalla
«Questione sionista» ci siamo imbattuti in questo Saggio di Henri
Gregoire, “Curé” della Diocesi di Metz che il 23 agosto 1788 vinceva un
concorso bandito dall’Accademia reale delle scienze e delle arti di
Metz, bandito nel 1787, avente per tema: «Ci sono dei mezzi per rendere
gli Ebrei più utili e felici in Francia?» Lo stesso abate Gregorio
veniva eletto Deputato agli Stati Generali ed il 3 agosto 1789 egli
tentava di porre il problema ebraico davanti all’Assemblea Costituente.
Il testo premiato veniva poi dato alla stampa nel 1789, data da cui
appunto prende avvio la nostra ricerca, anche se non la si deve
intendere in senso assoluto. Si arriva alla equiparazione giuridica fra
ebrei ed altri cittadini attraverso un lungo processo che ci porterà ad
occuparci di illuminismo e massoneria. Ma non vogliamo anticipare i
risultati, che neppure noi conosciamo. Avvertiamo però che non vi
saranno discriminazioni nella scelta delle fonti e della documentazione,
che per il XIX secolo si potrà avvalere anche di giornali e riviste.
Non verranno esclusi neppure autori oggi messi al bando in quanto
“antisemiti”. Rigettiamo il concetto di “antisemitismo” non solo perché
ideologico e strumentale, ma perché confonde le tre diverse Questioni
che possono essere comprese solo se tenute distinte. Le “storie
dell’antisemitismo” – ad esempio quella del Poliakov – confondono
problemi che hanno genesi diverse nel corso di millenni al solo scopo di
sostenere per un verso l’attuale politica dello stato di Israele e per
altro verso discriminare e reprimere quella libertà formazione del
pensiero e di sua manifestazione che fu uno dei campi di battaglia
dell’Illuminismo, da cui lo stesso ebraismo trasse il suo riconoscimento
di diritti, spesso senza doveri, che è alla base dell’enorme potere di
cui oggi dispone a scapito degli altri cittadini. Anche questa è una
anticipazione, una ipotesi di lavoro tutta da verificare, ma essendo ciò
possibile solo se la ricerca è aperta al contraddittorio delle fonti e
delle documentazioni.
Q.E.-I Cap. 1°: Henri Gregoire - Essi sur la régénération physique, morale et politique des Juifs - Frontespizio
Sommario. Prec. / Succ.
Alla ricerca di testi base da cui prendere avvio per uno studio della «Questione ebraica» distinta dalla «Questione giudaica» e dalla «Questione sionista» ci siamo imbattuti in questo Saggio di Henri Gregoire, “Curé” della Diocesi di Metz che il 23 agosto 1788 vinceva un concorso bandito dall’Accademia reale delle scienze e delle arti di Metz, bandito nel 1787, avente per tema: «Ci sono dei mezzi per rendere gli Ebrei più utili e felici in Francia?» Lo stesso abate Gregorio veniva eletto Deputato agli Stati Generali ed il 3 agosto 1789 egli tentava di porre il problema ebraico davanti all’Assemblea Costituente. Il testo premiato veniva poi dato alla stampa nel 1789, data da cui appunto prende avvio la nostra ricerca, anche se non la si deve intendere in senso assoluto. Si arriva alla equiparazione giuridica fra ebrei ed altri cittadini attraverso un lungo processo che ci porterà ad occuparci di illuminismo e massoneria. Ma non vogliamo anticipare i risultati, che neppure noi conosciamo. Avvertiamo però che non vi saranno discriminazioni nella scelta delle fonti e della documentazione, che per il XIX secolo si potrà avvalere anche di giornali e riviste. Non verranno esclusi neppure autori oggi messi al bando in quanto “antisemiti”. Rigettiamo il concetto di “antisemitismo” non solo perché ideologico e strumentale, ma perché confonde le tre diverse Questioni che possono essere comprese solo se tenute distinte. Le “storie dell’antisemitismo” – ad esempio quella del Poliakov – confondono problemi che hanno genesi diverse nel corso di millenni al solo scopo di sostenere per un verso l’attuale politica dello stato di Israele e per altro verso discriminare e reprimere quella libertà formazione del pensiero e di sua manifestazione che fu uno dei campi di battaglia dell’Illuminismo, da cui lo stesso ebraismo trasse il suo riconoscimento di diritti, spesso senza doveri, che è alla base dell’enorme potere di cui oggi dispone a scapito degli altri cittadini. Anche questa è una anticipazione, una ipotesi di lavoro tutta da verificare, ma essendo ciò possibile solo se la ricerca è aperta al contraddittorio delle fonti e delle documentazioni.
* * *
ESSAI
sur
la régénération
physique, morale et politique
DES JUIFS
Ouvrage couronné par la Société royale des
Sciences et des Arts de Metz, le 23 Août 1788,
Par M. Grégoire, Curé du Diocese de Metz,
actuellement de la même Société
Dedisti nos tamquam oves escarum, et in gentibus
dispersisti nos, Psal. 43
A METZ,
de l’Imprimerie de Claude Lamorte.
Se trouve
Chez Devilly, Librairie, rue Fournirue
A Paris, chez Belin, Librairie, rue Saint-Jacques
A Strasbourg, à la Librairie Académique
Avec Privilege. 1789
Commentario
Henri Grégoire |
1°) Cenni biografici. – Henri Grégoire, nacque a Vého il 4 dicembre 175 e morì a Parigi il 20 maggio 1831. Fu tra i capi della rivoluzione. Propugnò l’abolizione dei privilegi e l’instaurazione del suffragio universale. Il solito Gadi Luzzato Voghera, che ha trovato in Ariel Toaff fonti cattive consistenti nelle opere di Giulio Morosini e Paolo Sebastiano Medici, vede il buono ed il cattivo nell’abate Gregorio, secondo un suo proprio punto di vista ebraico. Il “buono” consisterebbe nell’essersi come uomo di Chiesa per primo distaccato dalla «concezione conservatrice di rigenerazione», ma «per quanto egli si dichiarasse esplicitamente a favore di una completa emancipazione degli ebrei, e combattesse anche politicamente all’interno dell’Assemblea Nazionale per l’attuazione dei suoi principi, in verità le premesse teoriche dalle quali muoveva non si differenziavano gran che dalle tradizionali teorie proprie dell’antigiudaismo cristiano. Prendeva sì le difese degli ebrei e del loro diritto di essere considerati esseri umani [e per Voghera non era abbastanza, N.d.R.], e attaccava decisamente testi violentemente antiebraici come quelli dell’orientalista tedesco Johann David Michaelis, ma nel medesimo tempo esprimeva giudizi sprezzanti verso la tradizione ebraica [e non era pur sempre un prete cristiano? – N.d.R.] Accusava i rabbini che avrebbero “altéré la morale de la Bible” [tutto qui? – N.d.R.] e indicava il Talmud come «ce cloacque où sont accumulés les délires de l’esprit humain“ [e se avesse ragione? Non ha diritto alle sue opinioni? - N.d.R.]. Sempre il Voghera così ci informa sull’abate Gregorio: «Ciò nonostante [?!], Grégoire viene inserito [da chi?] a pieno titolo [?] nel filone giansenista che riconosce quale approccio corretto alla questione ebraica quello di concedere agli ebrei pienezza di diritti civili, passando in seguito decisamente a un lavoro di rigenerazione morale dei medesimi». Fine citazione da Gadi Luzzato Voghera. E dunque vuol dire che già allora si poneva un problema “morale” con gli ebrei? L’abate non poteva sapere nel 1789 quel che sarebbe successo dopo, ad esempio nel 1948 in Palestina. Non poteva sapere che l’eguaglianza di diritti concessi agli ebrei si sarebbe tramutato in un privilegio nella misura in cui gli ebrei stessi non volevano assimilarsi. Fruivano degli stessi diritti, me come ebbe a dire Weizman un secolo dopo non esistevano ebrei francesi, ma solo ebrei che vivevano in Francia. Approfondiremo questi gravissimi aspetti che non potranno non provocare reazioni da parte dei paesi “ospiti”. Queste reazioni saranno chiamate “antisemitismo”.
Q.G.-IV Cap. 1°: Leon Modena - Historia de riti hebraici
In costruzione
Strada facendo, dopo aver appreso dell’opera di Paolo Medici che critica l’opera di Leone di Modena sulla “storia dei riti ebraici” ci è parso ovvio che le due opere dovessero stare insieme, per favorirne la reciproca comprensione. Leone di Modena nacque nel e morì nell’anno... L’opera digitalizzata che abbiamo scaricato è del..., evidentemente postuma. Non sappiamo al momento se esiste altra edizione precedente. Di Leone di Modena leggiamo che ebbe una posizione critica all’interno del giudaismo della sua epoca e del luogo in cui visse. Questo apre prospettive interessanti per il rapporto che Giulio Morosini potette avere con Leone, di cui fu “pupillo”. Significherebbe che la “conversione” di Morosini maturò del tutto liberamente, favorita anche dall’ebraismo critico del suo maestro, e che sono mere calunnie le accuse di “tradimento” o di “polemismo” sopraggiunto e gratuito verso la precedente fede, che nessuno meglio di Giulio Morosini avrebbe potuto conoscere meglio, avendo per giunto avuto un maestro come Leon di Modena.
Q.G.-III Cap. 1°: Paolo Sebastiano Medici: Riti e costumi degli Ebrei - Frontespizi delle diverse edizioni
Sommario - In costruzione
Il nome di Paolo Sebastiano Medici (1671-1738) mi diviene noto a seguito della furiosa polemica sorta all’uscita del libro di Ariel Toaff, Pasque di sangue, la cui “colpa” era di contenere la tesi o l’ipotesi che casi di “omicidi rituali” ebraici possono esservi stati. Ricostruiremo a suo luogo la controversia. Qui interessa rilevare come in un siffatto contesto accanto al nome di Giulio Morosini sia venut fuori quello di Sebastiano Paolo Medici, che sarebbero state le “fonti” di Ariel Toaff. A noi non interessano in particolar modo gli “omicidi rituali ebraici”, se ve ne siano stati o meno in un passato remoto, contemporanei all’epoca in cui le streghe venivano mandate sul rogo, a seguito di un regolare processo della «Santa Inquisizione». Nessuno dubita o contesta che simili roghi vi siano stati, ma per gli omicidi rituali sembra si debba presumere che non vi siano mai stati ed è strano che ne sia preclusa la ricerca anche in negativo. Sia per i roghi che per ogni altra cosa oggi inammissibile pare logico che essi si debbano imputare solo Più che la alle condizioni culturali, politiche e spirituali di un’intera epoca, che li ha prodotti, ma precludere la ricerca storica e la riflessione filosofica intorno ad essi pare una nuova forma di barbarie, tanto più inammissibile quanto i nostri tempi pretendono di essere superiori a quelli in cui simili eventi si sono o sarebbero verificati. Basta considerare quel che avviene in Germania, Francia, Austria... dove una “opinione”, una determinata opinione è considerata “reato” ed è punita con parecchi anni di carcere. No, l’epoca delle streghe e della loro messa al rogo non è affatto finita. È ozioso chiedersi se gli “omicidi rituali ebraici” vi siano mai stati, quando con “Piombo Fuso” di omicidi rituali ne avvengono in ogni momento, a partire almeno dal 1948 e con frange religiose sioniste che teorizzano l’omicidio dei gentili. Israel Shahak ci ha informati di una ortodossia rabbinica, riconosciuta dallo Stato di Israele, che si attiene al principio secondo cui non si possa violare il sabato per salvare la vita di un gentile: l’eccezione è possibile solo se si tratta della vita di un ebreo. Ben sapendo quanto sia diverso il giudaismo di Neturei Karta da quello rabbinico sionista, si possono rintracciare le posizioni di quest’ultimo in quelle criticate e denunciate da autori dimenticati, come Morosini, Eisenmeger, Medici? La nostra ricerca, che si distingue da altre ricostruzione storiche, per la netta distinzione fra “questione sionista”, “questione giudaica” e “questione ebraica”, vuole indagare se il presente può essere spiegato con il passato. Paolo Medici è autore di diverse opere, ma quella di cui ci occupiamo sono i “Riti e costumi degli Ebrei confutati dal Dottore Paolo Medici”, di cui esistono nel tempo diverse edizioni o ristampe, che cercheremo di avere tutte presenti. La prima edizione dell’opera è del 1736 e si colloca in successione temporale dopo la “Via della Fede” (1683) di Morosini, che di Leone di Modena fu “pupillo” e dopo l’«Entdescktes Judenthum» (1700) di Eisenmenger. Quest’ultima opera – forse superiore alle altre per dottrina e vastità – fu però subito tolta dalla circolazione, per intervento degli “ebrei di corte” tedeschi.
Senza data ma 1737 |
domenica, settembre 02, 2012
Q.G.-II Cap. 1°: J. A. Eisenmenger: Entdecktes Judenthum - Frontespizio
Sommario - Prec. / Succ.
1°) Dal volume citato, “Giudaismo svelato”, coordinato da Gian Pio Mattogno, riprendiamo le seguenti notizie sulla “Struttura” dell’opera di Eisenmenger, tralasciando dettagli qui non necessari, che però si ritrovano nel cap. IV, pp. 75-82 :
Il progetto editoriale cui ci accingiamo è molto probabilmente destinato a rimanere incompiuto per la vastità dell’impresa. Esso rientra nel piano di studio già enunciato nell’editing dell’opera di Giulio Morosini, apparsa in Roma nel 1683. Sia il testo di Morosini che il presente di Eisenmenger rientrano nella “Questione giudaica”, come da noi definita. Entrambi sono disponibili in rete nell’originale digitalizzato e pertanto non si spiegherebbe un notevole dispendio di lavoro per un diverso editing. Ma intanto noi stesso riusciamo ciò facendo ad avere una migliore intelligenza del testo. E certamente sarà maggiore la fruibilità dell’opera trascrivendo il testo tedesco dal gotico settecentesco ai moderni caratteri latini, accompagnato da una traduzione italiana o in altre lingue, ponendo i testi a fronte. Sul “Giudaismo svelato” esiste in lingua italiana un lavoro introduttivo ed antologico, coordinato da Gian Pio Mattogno, al quale attingeremo largamente. L’opera di Johann Andrea Eisenmenger usciva a Francoforte nel 1700, ma fu subito sequestrata al suo apparire. Solo dopo molti anni il testo è divenuto accessibile alla pubblica conoscenza. Valgono in quanto compatibili gli stessi criteri che vengono seguiti per l’opera di Morosini e fra le due verranno stabiliti tutti i raffronti che verranno individuati, essendo distanti le due opere l’una dall’altra da soli 17 anni.
* * *
Des ben 40. Jahr von der Judenschafft mit Arrest bestrcikt gewesene,
nunmehro aber
Durch Autorität eines hohen ReichsVicariats
relaxirte
Joahann Andreä Eisenmengers,
Professoris der Orientalischen Sprachen
bey der Universität Heidelberg,
Entdecktes Judenthum,
oder:
Gründlicher und wahrhafter Bericht,
Welchergestalt die verstockte Juden
die hochheilige Dreyeinigkeit, Gott Vater, Sohn und Heiligen Geist,
erschrecklicher Weise lästern und verunehren, die heil. Mutter Christi verschmähen,
das Neue Testament, die Evangelisten und Aposteln, die christliche Religion spöttlich durchziehen, und die gantze Christenheit auf das äusserste verachten und verfluchen;
Dabey noch viele andere, bishero unter den Christen entweder gar nicht,
oder nur
zum Theil bekant-gewesene Dinge
und
grosse Irrthüme der jüdischen Religion und Theologie,
wie auch
viel lächerliche und kurtzweilige Fabeln und andere ungereimte Sachen
an den Tag kommen;
Alles aus ihren eigenen, und zwar sehr vielen, mit grosser Mühe und unverdrossenem Fleiß
durchlesenen Büchern, mit Anziehung der hebraischen Worte, und deren treuen Ubersetzung
Und
In Zweyen Theilen
verfasset,
Deren jeder seine behorige allemal von einer gewissen Materie ausführlich handelnde Kapiteln enthält,
Allen Christen zur treuerzigen Nachricht, verfertiget,
Und
Mit vollkommenen Registern versehen.
Gedruckt im Jahr nach Christi Geburt 1700
Commentario e Annotazioni
1°) Dal volume citato, “Giudaismo svelato”, coordinato da Gian Pio Mattogno, riprendiamo le seguenti notizie sulla “Struttura” dell’opera di Eisenmenger, tralasciando dettagli qui non necessari, che però si ritrovano nel cap. IV, pp. 75-82 :
«L’opera fu pubblicata per la prima volta nel 1700 a Francoforte. Essa è costituita due grandi volumi in quarto che comprendono complessivamente più di 2100 pagine. Dopo la confisca, decretata dal Kaiser Leopoldo I d’Austria in seguito alle suppliche dei grandi finanzieri Hofjuden Samson Wertheimer, Samuel Oppenheimer e Leffmann Behrends, l’opera fu ristampata a Könisberg nel 1711. Successivamente l’opera, abbreviata ed espurgata, fu tradotta in inglese e pubblicata a Londra nel 1732-1735 dal reverendo John Peter Stehelin, membro della Royal Society, con titolo: The Tradition of the Jews, or The Doctrines and Expositions Contained in the Talmud and Other Rabbinical Writings. Questa edizione fu utilizzata da Sir Richard Burton. per la sua opera The Jews, the Gypsy and El Islam. Elia Liborius Roblik, sacerdote e decano rurale a Gross-Meseritch in Moravia, scrisse un trattato in due tomi dal titolo Jüdische Augen-Gläser (Brunn, 1741): nel primo tomo analizzava gli insegnamenti erronei dell’ebraismo, nel secondo, grazie alle citazioni talmudiche, rilevava che il giudaismo dell’epoca era una fede falsa e blasfema. La maggior parte dei passi talmudici menzionati nell’opera di Roblik provengono, com’egli afferma, dall’opera di Eisenmenger, ma anche da quelle di Antonino Margaritha.»Il capitolo V contiene anche l’elencazione dei capitoli dell’opera di Eisemenger con tra traduzione in italiano, di cui ci serviamo nella intitolazione di ogni singolo post, dando prima il titolo italiano e di seguito in titolo originale.
Q.G.-I Cap. 3°: Giulio Morosini - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Al Cortese Christiano Lettore
Sommario Morosini. |
Formidabile cosa, e di gran periglio è il dare alla luce publica i suoi sentimenti, come che allora non, con pochi vivi, ma col mondo intero si favella, cioè a dire con infinite sorti di genti, forse sovente contrarie, nè solo con le presenti, ma con le future generationi; e dove uno per pietà, o per conformità di sentimento, o per minore capacità, o per inavvertenza trascorre, ivi fermansi altri non pochi, e osservando quello che a loro è disaggradevole, e trovatevi colpe diligentemente numerate, con riso, e scherno condannano il parto col genitore. L’applauso d’alcuni è oppresso della censura d’altri, e quello che vien preso per magistero dagli avidi del sapere, viene da altri rigettato come cibo inutile. Nè è di tutti il fondamento medesimo, mancando a chi la patienza d’aspettar ciò che siegue; a chi l’avvertenza a parole, che modificano il senso; a chi le notitie presupposte per stabilimento della proposizione. Se libri ingioiellati delle gemme d’eloquenza e intersiati di varie scienze non possono sfuggire i flagelli della critica; che posso aspettar, cortese Lettore, della presente mia Opera Via della Fede io, che tra Letterati non oso di porre il mio nome, anzi abbassando il ciglio riverente, mi stimo assai favorito, se delle miche, che cadono dalle loro lautissime mense, mi si permetta di raccorre alcuna?
Mi consolo però, che si come il Mare essendo pieno di pericoli, non per tanto si lascia di valicare anche dalle navicelle, così nel mare delle stampe navigano di continuo anche talenti mediocri, e gemono i torchi, tanto per li principali Letterati, quanto per gl’inferiori, e se ben rigettati, pure da alcuni si leggono, e tutti hanno i suoi lodatori, forse al pari de’ biasimatori. Anche huomini d’intendimento, come che tutti non hanno le stesse notitie, abbracciano volontieri il libro per trovarvi ciò che per essi è nuovo, benché ad altri familiare.
Il sapersi pure il fine dell’Opera, e la necessità di darla al publico, è quella rocca, dove per ragione stà sicuro dalle satire ogni componimento; ond’è che ogn’uno mendica anche violente espressive d’essere stato costretto da Amici a manifestar quello che la modestia repugnava di communicare. Io non ti voglio inviluppar con inganni, ma senza mentire ti assicuro, che da tre potenti fini sono stato spinto a pubblicar l’Opera presente con tal vehemenza, che non potevo ritirarmene.
L’uno si è, che essendomi io nel 1649 traspiantato nella S. Fede di Christo, m’è stato d’huopo mostrare col libro Via della Fede a gl’increduli Giudei, che nella stessa Santa Religione abbracciata una volta intendevo chiudere l’hultimo fiato, e era una mia publica professione della Fede, utile al publico, come che gli Ebrei con sfacciatissimo ardire affermano, che ogn’uno di loro, passato anche al Christianesimo, non può morire se non con la legge di Mosè nel cuore.
Il secondo motivo è stato, che avendo due mesi dopo il S. Battesimo sin hora, in Venetia, e in Roma adopratomi a ridurre alla S. Religione di Christo quei del Popolo Hisraelitico in gran numero dell’uno, o dell’altro sesso, senza risparmio di denaro, e di fatica, mi sono ingegnato a porre in un libro le mie Vie della Fede, dicendo: E chi sa, che almeno alcuni nel tempo, che seguirà, si lasceranno guidare dall’aura benigna dello Spirito Santo, che forse si servirà della mia opera in stampa, si come si è servito della mia voce per istromento?
Il terzo motivo è stato l’incitamento di un letterato, e correttissimo Prelato, e di cui se bene per degni rispetti taccio il nome, tenacissima memoria conservo per l’affetto smisurato, con quale mi coronava. Accadde che ritrovandomi io nella sua degnissima e quotidiana conversazione, mi richiese intorno al rito della circoncisione Ebraica notizie necessarie per le circostanze, che correvano; e soddisfattosi il virtuoso Signore di quanto gli avevo detto, m’animò a far un’esposizione universale de’ riti de gli Ebrei, e delle loro cerimonie, la quale a Predicatori del Vangelo servisse di lume, non essendovi (per quello che io so) libro di tal materia, digerito secondo la sua idea. Io riflettendo che, ad un imperio simile non potevo disubbidire, e che insieme potevo congiungere gli altri due fini sopradetti, mi applicai dopo qualche vacillamento all’impresa, parendomi necessario di mostrar a gli Ebrei per questa via, che dovevano lasciar la loro già caduta Religione Mosaica, e Talmudica, come ripiena di superstitioni e d’inganni; e ho poi trovato esser tal consiglio anche suggerito anche nell’ottavo secolo di Christo da Padri radunatisi nel gran Concilio VII Generale, Secondo di Nicea, dove al Canone ottavo così parlano. Se forse alcuno (degli Ebrei) con cuor sincero, e con fede si convertirà, e sonfesserà di tutto il suo cuore, divulgando i loro costumi, e le loro cose, acciocché gli altri si riprendano, e correggano; sia questi ricevuto etc.
È incredibile quanto studio, e quante fatiche per molti anni mi opprimessero, essendo difficilmente contento di ciò, che la penna dà la prima, o seconda volta. Il mio pensiero era, parlando col popolo de gli Ebrei rozzo, mostrar semplicemente loro la vera Via, sapendo che le maniere sollevate a loro sono poco confacevoli; e per non obbligarli a leggere l’antecedente, e susseguente Capitolo, havendoli tutti formati con indipendenza. Ma poi avvertito dagli amici, che la curiosità della materia sarebbe stata un invito anche ai letterati, come che pienamente non sono trattate le cerimonie giudaiche da verun altro; onde conveniva, per non offender l’occhio loro, adoprar alquanto maggior industria. Mi posi a fare a guisa di colui, che vedendo correre a povera mensa de’ cibi grossolani, anche delicati palati, vassene a provvedere di altro più degno elemento. Confesso al vero non senza gran disgusto, non conoscendovi spazio per far degno apparato in tempo angusto, anzi precipitoso dell’età mia cadente, che di tanto in tanto con le podagre, e malattie mi minacciava l’ultimo crollo, e di costituirmi in un istato di non veder la mia fabrica, per cui tanti anni haveno consumato. Tuttavia somministrandomi gli amici letterati vari libri secondo l’occasione, e chi una notizia, chi un’altra, ho finalmente in fretta, dirò quasi all’improvviso, aggiustata la tavola, anche per quei virtuosi, che degnassero accostarsi. In riguardo loro ho concatenato i Capitoli, e le loro parti, dandovi a tutti la connessione, e la corrispondenza, come lo vedrai. Ho procurato di provar quello che la stabiliva, e proferiva, o almeno di sostenerlo con riflessioni ragionevoli; di rispondere indirettamente con clausole a ciò che si poteva opporre, e finalmente d’inserirvi varie esamine di Testi, o di dubbii, che sovvengono agli addottrinati.
1°) Traendo spunto da quanto lo stesso Morosini dice poco sopra, e cioè i singoli capitoli sono tutti «formati con indipendenza», non non ci sentiremo vincolati ad una trascrizione meccanica e consecutiva di questa opera del Morosini e di tutte le altre che entreranno a far parte della nostra «Questione giudaica», che nasce in internet ed è concepita per internet, superando la tecnica della composizione libraria a stampa, che è appunto una tecnica, non la sola tecnica espressiva del pensiero. Allo stesso tempo, non essendo finalizzata questa trascrizione ad una nuova stampa tradizionale, ci sembra opportuna renderla modernamente leggibile, per quanto possibile senza snaturarla. In fondo, cosa succederebbe se l’opera del Morosini avesse oggi una traduzione in una lingua straniere? Verrebbe tradotta nel francese del seicento, o nel coevo, tedesco, inglese, spagnolo? Chiaramente no! Ed allora perché noi non possiamo rendere più moderno il testo per al massimo un centinaio di persone che possono averne oggi interesse? Ma penso di aver annoiato abbastanza il lettore con questa problematica. Procedo nel modo che mi pare più opportuno, ma sono sempre disponibile a discutere dell’editing con chiunque sia interessato alla problematica. Dicevamo che non è necessario seguire nell’editing il criterio della lettura sequenziale. Per cui salteremo tranquillamente da un capitolo all’altro non solo del testo di Morosini, ma di tutti gli altri testi che rientreranno nel nostro piano di studio. I vantaggi paiono notevoli, ma non stiamo qui ad illustrarli.
2°) L'avvio per i nostri gusti moderno è un poco faticoso, ma a ben riflettere il Morosini non è uno stupido. Capisce benissimo il rischio che corre nell’esporsi all'altrui giudizio, non solo dei contemporanei, quanto soprattutto dei posteri, che a quanto leggo non gli risparmiano la patente di diffamatore ed antisemita, per aver lasciato la sua fede ed averne abbracciata una nuova. Sarà interessante indagare se vi è stata sincerità di conversione ovvero il desiderio di fuggire dal mondo ebraico e dalla sua concezione del mondo e delle relazioni umani. Questo suo approccio attira la mia simpatia e curiosità.
3°) Volendo fare l'avvocato del diavolo, quale utilità il Morosini poteva avere dalla stampa di un libro alquanto poderoso? Se ormai era convertito, e la sua conversione accettata, non aveva bisogno di dimostrarla oltre. Probabilmente, non aveva il plauso dei suoi ex-correligionari. Perché irritarli oltre? Indica tre modi: a) b) c).
Mi consolo però, che si come il Mare essendo pieno di pericoli, non per tanto si lascia di valicare anche dalle navicelle, così nel mare delle stampe navigano di continuo anche talenti mediocri, e gemono i torchi, tanto per li principali Letterati, quanto per gl’inferiori, e se ben rigettati, pure da alcuni si leggono, e tutti hanno i suoi lodatori, forse al pari de’ biasimatori. Anche huomini d’intendimento, come che tutti non hanno le stesse notitie, abbracciano volontieri il libro per trovarvi ciò che per essi è nuovo, benché ad altri familiare.
Il sapersi pure il fine dell’Opera, e la necessità di darla al publico, è quella rocca, dove per ragione stà sicuro dalle satire ogni componimento; ond’è che ogn’uno mendica anche violente espressive d’essere stato costretto da Amici a manifestar quello che la modestia repugnava di communicare. Io non ti voglio inviluppar con inganni, ma senza mentire ti assicuro, che da tre potenti fini sono stato spinto a pubblicar l’Opera presente con tal vehemenza, che non potevo ritirarmene.
L’uno si è, che essendomi io nel 1649 traspiantato nella S. Fede di Christo, m’è stato d’huopo mostrare col libro Via della Fede a gl’increduli Giudei, che nella stessa Santa Religione abbracciata una volta intendevo chiudere l’hultimo fiato, e era una mia publica professione della Fede, utile al publico, come che gli Ebrei con sfacciatissimo ardire affermano, che ogn’uno di loro, passato anche al Christianesimo, non può morire se non con la legge di Mosè nel cuore.
Il secondo motivo è stato, che avendo due mesi dopo il S. Battesimo sin hora, in Venetia, e in Roma adopratomi a ridurre alla S. Religione di Christo quei del Popolo Hisraelitico in gran numero dell’uno, o dell’altro sesso, senza risparmio di denaro, e di fatica, mi sono ingegnato a porre in un libro le mie Vie della Fede, dicendo: E chi sa, che almeno alcuni nel tempo, che seguirà, si lasceranno guidare dall’aura benigna dello Spirito Santo, che forse si servirà della mia opera in stampa, si come si è servito della mia voce per istromento?
Il terzo motivo è stato l’incitamento di un letterato, e correttissimo Prelato, e di cui se bene per degni rispetti taccio il nome, tenacissima memoria conservo per l’affetto smisurato, con quale mi coronava. Accadde che ritrovandomi io nella sua degnissima e quotidiana conversazione, mi richiese intorno al rito della circoncisione Ebraica notizie necessarie per le circostanze, che correvano; e soddisfattosi il virtuoso Signore di quanto gli avevo detto, m’animò a far un’esposizione universale de’ riti de gli Ebrei, e delle loro cerimonie, la quale a Predicatori del Vangelo servisse di lume, non essendovi (per quello che io so) libro di tal materia, digerito secondo la sua idea. Io riflettendo che, ad un imperio simile non potevo disubbidire, e che insieme potevo congiungere gli altri due fini sopradetti, mi applicai dopo qualche vacillamento all’impresa, parendomi necessario di mostrar a gli Ebrei per questa via, che dovevano lasciar la loro già caduta Religione Mosaica, e Talmudica, come ripiena di superstitioni e d’inganni; e ho poi trovato esser tal consiglio anche suggerito anche nell’ottavo secolo di Christo da Padri radunatisi nel gran Concilio VII Generale, Secondo di Nicea, dove al Canone ottavo così parlano. Se forse alcuno (degli Ebrei) con cuor sincero, e con fede si convertirà, e sonfesserà di tutto il suo cuore, divulgando i loro costumi, e le loro cose, acciocché gli altri si riprendano, e correggano; sia questi ricevuto etc.
È incredibile quanto studio, e quante fatiche per molti anni mi opprimessero, essendo difficilmente contento di ciò, che la penna dà la prima, o seconda volta. Il mio pensiero era, parlando col popolo de gli Ebrei rozzo, mostrar semplicemente loro la vera Via, sapendo che le maniere sollevate a loro sono poco confacevoli; e per non obbligarli a leggere l’antecedente, e susseguente Capitolo, havendoli tutti formati con indipendenza. Ma poi avvertito dagli amici, che la curiosità della materia sarebbe stata un invito anche ai letterati, come che pienamente non sono trattate le cerimonie giudaiche da verun altro; onde conveniva, per non offender l’occhio loro, adoprar alquanto maggior industria. Mi posi a fare a guisa di colui, che vedendo correre a povera mensa de’ cibi grossolani, anche delicati palati, vassene a provvedere di altro più degno elemento. Confesso al vero non senza gran disgusto, non conoscendovi spazio per far degno apparato in tempo angusto, anzi precipitoso dell’età mia cadente, che di tanto in tanto con le podagre, e malattie mi minacciava l’ultimo crollo, e di costituirmi in un istato di non veder la mia fabrica, per cui tanti anni haveno consumato. Tuttavia somministrandomi gli amici letterati vari libri secondo l’occasione, e chi una notizia, chi un’altra, ho finalmente in fretta, dirò quasi all’improvviso, aggiustata la tavola, anche per quei virtuosi, che degnassero accostarsi. In riguardo loro ho concatenato i Capitoli, e le loro parti, dandovi a tutti la connessione, e la corrispondenza, come lo vedrai. Ho procurato di provar quello che la stabiliva, e proferiva, o almeno di sostenerlo con riflessioni ragionevoli; di rispondere indirettamente con clausole a ciò che si poteva opporre, e finalmente d’inserirvi varie esamine di Testi, o di dubbii, che sovvengono agli addottrinati.
* * *
Cap. 3°
Al Cortese Cristiano Lettore
Commentario e Annotazioni
1°) Traendo spunto da quanto lo stesso Morosini dice poco sopra, e cioè i singoli capitoli sono tutti «formati con indipendenza», non non ci sentiremo vincolati ad una trascrizione meccanica e consecutiva di questa opera del Morosini e di tutte le altre che entreranno a far parte della nostra «Questione giudaica», che nasce in internet ed è concepita per internet, superando la tecnica della composizione libraria a stampa, che è appunto una tecnica, non la sola tecnica espressiva del pensiero. Allo stesso tempo, non essendo finalizzata questa trascrizione ad una nuova stampa tradizionale, ci sembra opportuna renderla modernamente leggibile, per quanto possibile senza snaturarla. In fondo, cosa succederebbe se l’opera del Morosini avesse oggi una traduzione in una lingua straniere? Verrebbe tradotta nel francese del seicento, o nel coevo, tedesco, inglese, spagnolo? Chiaramente no! Ed allora perché noi non possiamo rendere più moderno il testo per al massimo un centinaio di persone che possono averne oggi interesse? Ma penso di aver annoiato abbastanza il lettore con questa problematica. Procedo nel modo che mi pare più opportuno, ma sono sempre disponibile a discutere dell’editing con chiunque sia interessato alla problematica. Dicevamo che non è necessario seguire nell’editing il criterio della lettura sequenziale. Per cui salteremo tranquillamente da un capitolo all’altro non solo del testo di Morosini, ma di tutti gli altri testi che rientreranno nel nostro piano di studio. I vantaggi paiono notevoli, ma non stiamo qui ad illustrarli.
2°) L'avvio per i nostri gusti moderno è un poco faticoso, ma a ben riflettere il Morosini non è uno stupido. Capisce benissimo il rischio che corre nell’esporsi all'altrui giudizio, non solo dei contemporanei, quanto soprattutto dei posteri, che a quanto leggo non gli risparmiano la patente di diffamatore ed antisemita, per aver lasciato la sua fede ed averne abbracciata una nuova. Sarà interessante indagare se vi è stata sincerità di conversione ovvero il desiderio di fuggire dal mondo ebraico e dalla sua concezione del mondo e delle relazioni umani. Questo suo approccio attira la mia simpatia e curiosità.
3°) Volendo fare l'avvocato del diavolo, quale utilità il Morosini poteva avere dalla stampa di un libro alquanto poderoso? Se ormai era convertito, e la sua conversione accettata, non aveva bisogno di dimostrarla oltre. Probabilmente, non aveva il plauso dei suoi ex-correligionari. Perché irritarli oltre? Indica tre modi: a) b) c).
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Giulio Morosini: Cap. 2°: - Via della fede mostrata a’ gli Ebrei - Dedica
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Eminentissimi e Reverendissimi Signori,
Sommario Morosini. |
Agli Eminentissimi e Reverendissimi
Signori Signori
CARDINALI
delle Sacre Congregationi
di S. Offizio e di Propaganda Fide
viene finalmente ad inchinarsi alle glorie dell’EE. VV. che formano le due Venerabili e Sacre Congregazioni del S. Offitio, e della Propagation della Fede, questa mia compositione, e confida che sarà dalle medesime benignamente raccolta, e che si compiaceranno di vederla entro i riflessi di quei lumi, che le rendono ammirabili dovunque si rende il Santissimo
Ministero così dell’una, come dell’altra. Ma se queste ragioni vagliono ad assicurare il libro dell’aggradamento, non è verisimile, che si stimino impotenti ad impetrarlo ancora a favor dell’Autore, che lo presenta. Aggiungasi, che havendo io ricevuto fin dal primo giorno, che venni in questa gran Metropoli del Mondo Cattolico, che fu nel glorioso Pontificato d’Alessandro VII incessanti e infinite gratie dall’EE. VV. devo credere, che per l’istesse (essendo costume innato degli animi veramente grandi d’amar gli effetti della loro generosità in quelli che gli ricevono) mi rimirino però come una statua modellata dall’impareggiabile loro beneficenza.
E se questo è vero, sarà vero parimenti che non prenderanno a sdegno le dimostrationi, benché tenui, della mia interminabile, e perpetua devotione. Dovrei qui forse stendermi su le grandezze degli accennati favori, ma basterà solamente dire che la perfidia Rabbinica non ha potuto, mercé di questi, vedermi nella calamità, dove si credeva havermi precipitato per haver io professato il Vangelo. In ogni modo, conoscendo la debolezza del mio talento, potrei ragionevolmente dubitare così della dispositione, come della dicitura dell’Opera: ma perché molti Personaggi di merito e virtù non ordinaria nella Corte di Roma si compiacquero non disprezzare i primi abbozzi della mia penna, anzi stimarono la mia fatica non indegna della publicatione, spero che la loro autorità sarà valevole ad acquistare à questi fogli quel pregio, che per avventura non meritano per se stessi, e a rendergli cari a due così valorosi squadroni d’Eroi, Propugnatori, e Promotori della Religione di Christo, i quali invigilando perpetuamente a conservar la purità, e procurar l’ingrandimento della Chiesa, che milita, la rendono trionfante per tutto. E qui per fine baciando l’estremità delle riverite loro Porpore, resto, come sono, e sarò mai sempre dell’EE. VV.
1°) La “perfidia rabbinica”. – Il riferimento alla “perfidia rabbinica”, che tentò di precipitarlo nella «calamità» non pare per nulla campato in aria o retorico, se si pensa alle disgrazie che afflissero 17 anni dopo Eisenmenger per aver voluto dare alle stampe un’opera affine a quella di Morosini. Evidentemente, Roma nel 1683 non era la Francoforte del 1700, dove gli “ebrei di corte” avevano un enorme potere. Sarà interessante entrare nello specifico della “perfidia rabbinica”, se la ricerca e le fonti ce lo consentiranno. Va anche ricordato che prima della rivoluzione francese le comunità ebraiche, chiuse nei loro “ghetti”, avevano una giurisdizione interna sugli “ebrei” che facevano parte delle comunità ebraica, dentro le quali si nasceva e dove la circoncisione condizionava per tutta la vita un ebreo. Solo la “conversione” poteva liberare un ebreo dai pesanti vincoli che la sua appartenenza gli imponeva. Pertanto, le conversione degli ebrei al cristianesimo non dovrebbero essere intese come normalmente estorte ed imposte con torture e minacce, ma come una facile emancipazione da un mondo verso il quale si poteva nutrire insofferenza. Sono queste nostre tuttavia delle mere congetture che avranno bisogno di fatti per essere suffragate. Per adesso, le si consideri delle ipotesi di lavoro e delle linee ricerca.
2) La conversione alla fede cattolica non fu senza problemi. Morosini aveva una moglie che volle restare nella fede ebraica, ma ora voleva indietro la dote e un atto formale da parte di Morosini che le avrebbe consentito di risposarsi. Dopo questo post è uscito un lavoro in cui si pubblica un inedito di Morosini. La questione trattata è il ripudio della moglie rimasta ebrea. A Roma, Gilad Atzmon ha tenuto una conferenza sul modo in cui in ambiente ebraico venivano combinato i matrimoni e su come si formavano le èlits ebraiche. In genere, un ricco mercante dava la figlia con ricca dote a un rabbino povero. È da indagare se la moglie del convertito amava il marito al punto da seguirlo nella conversione, o se sulla donna agivano ora i legami familiari precedenti il matrimonio. Il resto è per noi poco interessante.
Ministero così dell’una, come dell’altra. Ma se queste ragioni vagliono ad assicurare il libro dell’aggradamento, non è verisimile, che si stimino impotenti ad impetrarlo ancora a favor dell’Autore, che lo presenta. Aggiungasi, che havendo io ricevuto fin dal primo giorno, che venni in questa gran Metropoli del Mondo Cattolico, che fu nel glorioso Pontificato d’Alessandro VII incessanti e infinite gratie dall’EE. VV. devo credere, che per l’istesse (essendo costume innato degli animi veramente grandi d’amar gli effetti della loro generosità in quelli che gli ricevono) mi rimirino però come una statua modellata dall’impareggiabile loro beneficenza.
Alessandro VII (1655-1667) |
Humiliss. Devotiss. e Obligatiss. Servit.
Giulio Morosini
Roma, 1° Agosto 1683
Cap. 2° - Dedica
Commentario
1°) La “perfidia rabbinica”. – Il riferimento alla “perfidia rabbinica”, che tentò di precipitarlo nella «calamità» non pare per nulla campato in aria o retorico, se si pensa alle disgrazie che afflissero 17 anni dopo Eisenmenger per aver voluto dare alle stampe un’opera affine a quella di Morosini. Evidentemente, Roma nel 1683 non era la Francoforte del 1700, dove gli “ebrei di corte” avevano un enorme potere. Sarà interessante entrare nello specifico della “perfidia rabbinica”, se la ricerca e le fonti ce lo consentiranno. Va anche ricordato che prima della rivoluzione francese le comunità ebraiche, chiuse nei loro “ghetti”, avevano una giurisdizione interna sugli “ebrei” che facevano parte delle comunità ebraica, dentro le quali si nasceva e dove la circoncisione condizionava per tutta la vita un ebreo. Solo la “conversione” poteva liberare un ebreo dai pesanti vincoli che la sua appartenenza gli imponeva. Pertanto, le conversione degli ebrei al cristianesimo non dovrebbero essere intese come normalmente estorte ed imposte con torture e minacce, ma come una facile emancipazione da un mondo verso il quale si poteva nutrire insofferenza. Sono queste nostre tuttavia delle mere congetture che avranno bisogno di fatti per essere suffragate. Per adesso, le si consideri delle ipotesi di lavoro e delle linee ricerca.
2) La conversione alla fede cattolica non fu senza problemi. Morosini aveva una moglie che volle restare nella fede ebraica, ma ora voleva indietro la dote e un atto formale da parte di Morosini che le avrebbe consentito di risposarsi. Dopo questo post è uscito un lavoro in cui si pubblica un inedito di Morosini. La questione trattata è il ripudio della moglie rimasta ebrea. A Roma, Gilad Atzmon ha tenuto una conferenza sul modo in cui in ambiente ebraico venivano combinato i matrimoni e su come si formavano le èlits ebraiche. In genere, un ricco mercante dava la figlia con ricca dote a un rabbino povero. È da indagare se la moglie del convertito amava il marito al punto da seguirlo nella conversione, o se sulla donna agivano ora i legami familiari precedenti il matrimonio. Il resto è per noi poco interessante.
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Giulio Morosini: Cap. 1°: - Via della Fede mostrata a’ gli Ebrei - Frontespizio.
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L’opera di Giulio Morosini (1612-1687), apparsa in Roma nel 1683, è qui assunta come testo base di studio ed approfondimento di quella che noi indichiamo come “Questione giudaica” ed abbraccia un arco temporale dai primi secoli dell’era cristiana, e forse anche prima, fino alla legislazione prodotta dalla Rivoluzione francese. La “Questione giudaica” è da noi affiancata e distinta dalla “Questione ebraica” e dalla “Questione sionista”, con distinti apparati e metodologia di studio e di ricerca. Lo studio sarà corredato da un commento e da un’iconografia attinta per lo più dalla rete. Gli intenti del presente studio sono puramente scientifici e si accettano contributi e segnalazioni da qualsiasi parte essi provengano. Il testo originale è disponibile in rete, digitalizzato da Google. L’opera viene qui divisa in unità minime, corredate da links di navigazione e rinvii ipertestuali. Nel nostro editing pare opportuno agevolare la lettura del testo, per quanto possibile, rendendolo conforme all’uso odierno della lingua italiana, ad esempio sostituendo la “u” del testo con la “v”, evitando così qualcosa che ci pare particolarmente fastidioso al Lettore odierno.
Sommario Morosini. |
VIA DELLA FEDE
mostrata a’ gli ebrei
da
Giulio Morosini Venetiano
Scrittor della Biblioteca Vaticana nella Lingua Ebraica, e Lettor
della medesima nel Collegio de Propaganda Fide
DIVISA IN TRE PARTI.
Nella Prima si pruova, che non devono osservare la Legge Mosaica, ma quella di Christo, i di cui misterij si stabiliscono.
Nella Seconda si mostrano tutte le cerimonie, e riti loro dal nascere fin al morire, per tutto il Calendario, e per quel tutto che pretendono d’osservare, e si fà veder che son piene di superstitione, e di trasgressione.
Nella Terza si palesa, che nè meno osservano i precetti del Decalogo.
Opera non men curiosa, che utile, principalmente per chi conversa, o tratta con gli Ebrei, o predica loro.
Opera non men curiosa, che utile, principalmente per chi conversa, o tratta con gli Ebrei, o predica loro.
In Roma nell’Anno MDCLXXXIII
Nella Stamparia della Sacra Cong. de Prop. Fide
Con licenza de’ Superiori
Cap. 1°
Commentario
1°) Cenni biografici. – Esiste una voce on line della JewishEncyclopedy su Giulio Morosini, il cui nome ebraico prima della sua conversione al cattolicesimo era: Samuel Ben Nahmias B. David B. Isaac B. David Ba’al Teshubah. Detta enciclopedia dovrebbe risalire al 1906, secondo quanto leggiamo nell’indicazione web. Giulio nacque in Venezia ed è interessante la traccia di un suo maestro in cose ebraiche: il rabbino Leone di Modena (1571-1648), al quale la stessa JE dedica un’ampia scheda. Nel 1649 Giulio fu presente ad una disputa fra due ebrei, di cui uno divenne cristiano. Fu in seguito a questo evento che Giulio decise la conversione al cristianesimo, che avvenne il 22 novembre dello stesso anno 1649. Padrino di battesimo fu Angelo Morosini, di cui assunse il nome. Aveva dunque 37 anni ed era nel pieno della maturità al momento della conversione, che appare del tutto libera e non imposta da fattori esterni. Nei suoi 37 anni di ebraismo aveva quindi avuto modo di acquisire una conoscenza diretta, dall’interno, di quelli che erano almeno a quell’epoca e in Venezia le strutture e i dogmi della religione di origine. Ed è esattamente ciò che a distanza di oltre tre secoli rende per noi preziosa la sua testimonianza, che si collega a quella di Eisenmenger, la cui opera – subito sequestrata e censurata – apparve nel 1700. È interessante leggere come la moglie di Giulio non seguì il marito nella conversione al cristianesimo. Giulio Morosini si trasferì quindi a Roma al tempo di Alessandro VII. Voleva diventare un frate cappuccino, ma fu dissuaso dal papa Clemente IX.
2°) Quanto ancora bruci l’azione dissolvitrice dell’“apostata” Morosini lo si può leggere, in questa recente pagina web, attinta per puro caso: «“La Rassegna Mensile di Israel”, fondata da Alfonso Pacifici e Dante Lattes nel 1925, è la più importante sede di dibattito culturale dell'ebraismo italiano. Gli oltre ottanta volumi, le rassegne, i contributi scientifici pubblicati, le migliaia di libri recensiti, fanno della rivista una fra le più longeve e autorevoli voci dell'ebraismo europeo, interrotta solo dalle leggi antiebraiche del fascismo e dai successivi eventi bellici. La prima parte di questo numero è composta da sette saggi, interamente dedicati all'ebraismo italiano. Apre il volume una nuova testimonianza, risalente alla Venezia del 1519, sull'origine e diffusione della parola "ghetto", presentata da Angelo M. Piattelli. Segue un lavoro sull'apostata Giulio Morosini, la cui micidiale opera di diffamazione è analizzata da Alessandra Levi; la figura del rabbino veronese Leone Leoni è ricostruita con pietas da Laura Graziani Secchieri. Di storia ebraica italiana tratta anche lo studio di Claudia Di Cave, che ricrea l'etimologia del termine giudaico-romanesco "peromante". Parla ancora di Roma il testo di Vega Guerrieri, all'epoca della Seconda guerra mondiale e dei suoi terribili contraccolpi sulla vita quotidiana ebraica. Elia Boccara ricrea un periodo sconosciuto della storia degli ebrei italiani in Tunisia. Infine, lo storico del folclore dell'Università dello Utah Steve Siporin, esperto di storia degli ebrei italiani, illustra il lascito letterario di Augusto Segre, che della “Rassegna Mensile di Israel” fu direttore dal 1975 al 1979 e alla cui memoria è dedicata la copertina di questo volume. La sezione Dibattito, dedicata a Israele e Diaspora, è composta da quattro contributi: Sergio Della Pergola illustra la sempre più complessa situazione demografica dello Stato d'Israele; Daniele Fiorentino traccia una breve storia della cosiddetta "simbiosi ebraico-americana", Giorgio Gomel si sofferma sulla dualità Israele-Diaspora, cercando di evidenziarne la comune matrice etica. Maurizio Molinari, infine, conclude con un accenno ottimista, paragonando Israele alla gigantesca start up “di una nuova formula di identità nazionale”.» (Fonte). Essendo la fonte di parte ebraica, cioè sospetta di parzialità, ciò aumento la nostra curiosità per un personaggio che tenteremo di estrarre dall'oblio del tempo. Confrontando la data di questo post (2012), e la data della tesi di laurea (2015) appaiono interessanti coincidenza sulla scoperta della attualità del tema oggetto di ricerca. Un primo mistero sono le pagine mancanti nell’opera a stampa.
2°) Quanto ancora bruci l’azione dissolvitrice dell’“apostata” Morosini lo si può leggere, in questa recente pagina web, attinta per puro caso: «“La Rassegna Mensile di Israel”, fondata da Alfonso Pacifici e Dante Lattes nel 1925, è la più importante sede di dibattito culturale dell'ebraismo italiano. Gli oltre ottanta volumi, le rassegne, i contributi scientifici pubblicati, le migliaia di libri recensiti, fanno della rivista una fra le più longeve e autorevoli voci dell'ebraismo europeo, interrotta solo dalle leggi antiebraiche del fascismo e dai successivi eventi bellici. La prima parte di questo numero è composta da sette saggi, interamente dedicati all'ebraismo italiano. Apre il volume una nuova testimonianza, risalente alla Venezia del 1519, sull'origine e diffusione della parola "ghetto", presentata da Angelo M. Piattelli. Segue un lavoro sull'apostata Giulio Morosini, la cui micidiale opera di diffamazione è analizzata da Alessandra Levi; la figura del rabbino veronese Leone Leoni è ricostruita con pietas da Laura Graziani Secchieri. Di storia ebraica italiana tratta anche lo studio di Claudia Di Cave, che ricrea l'etimologia del termine giudaico-romanesco "peromante". Parla ancora di Roma il testo di Vega Guerrieri, all'epoca della Seconda guerra mondiale e dei suoi terribili contraccolpi sulla vita quotidiana ebraica. Elia Boccara ricrea un periodo sconosciuto della storia degli ebrei italiani in Tunisia. Infine, lo storico del folclore dell'Università dello Utah Steve Siporin, esperto di storia degli ebrei italiani, illustra il lascito letterario di Augusto Segre, che della “Rassegna Mensile di Israel” fu direttore dal 1975 al 1979 e alla cui memoria è dedicata la copertina di questo volume. La sezione Dibattito, dedicata a Israele e Diaspora, è composta da quattro contributi: Sergio Della Pergola illustra la sempre più complessa situazione demografica dello Stato d'Israele; Daniele Fiorentino traccia una breve storia della cosiddetta "simbiosi ebraico-americana", Giorgio Gomel si sofferma sulla dualità Israele-Diaspora, cercando di evidenziarne la comune matrice etica. Maurizio Molinari, infine, conclude con un accenno ottimista, paragonando Israele alla gigantesca start up “di una nuova formula di identità nazionale”.» (Fonte). Essendo la fonte di parte ebraica, cioè sospetta di parzialità, ciò aumento la nostra curiosità per un personaggio che tenteremo di estrarre dall'oblio del tempo. Confrontando la data di questo post (2012), e la data della tesi di laurea (2015) appaiono interessanti coincidenza sulla scoperta della attualità del tema oggetto di ricerca. Un primo mistero sono le pagine mancanti nell’opera a stampa.
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